URGE OVERKILL "Exit the dragon" - Geffen

Estimatori del trash nobile, almeno a livello visivo, gli Urge Overkill sul pentagramma omaggiano la grande tradizione British. Un bell'album fresco di trent'anni fa, forse una raccolta di outtakes dei Kinks, oppure (senza esagerare con l'avanguardia) qualche richiamo ad Iggy Pop. A volte vengono in mente gli Smithereens che però erano molto meglio. Insomma il solito pastiche per palati fini e non solo (Tarantino non è certo un Lord...) che però mette di buon umore. Da ascoltare quindi la domenica mattina, mentre state scopando, così se suonano alla porta i Testimoni di Geova, non li prendete a fucilate.
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

SONIC YOUTH "Washing machine" - Geffen

Vabbè che la Gordon e Moore han messo su famiglia, ma intitolare un disco lavatrice... Forse avevano ragione gli Husker Du (ma gli Husker Du hanno sempre ragione...) sostenendo che la rivoluzione parte ogni mattina davanti allo specchio del tuo bagno e di rivoluzioni i Sonic Youth se ne intendono. Risulta che questo lavoro, da molti considerato "dell'appagamento", è tutto fuorché appagante, molto più inquieto degli ultimi sbiaditi lavori che invece avevano fatto sbavare la critica dominante. Forse qualcuno è infastidito dal fatto che da poco è uscita una biografia celebrativa della band, oppure pensano che dopo ogni due dischi di cui si parla bene il terzo bisogna stroncarlo. I Sonic Youth se ne fregano di tutti questi calcoli e vanno per la loro strada e noi, affascinati, li seguiamo. Dedicato a Gorni Kramer, un grande che i Sonic Youth avrebbero certo apprezzato.
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

SMASHING PUMPKINS "Mellon Collie..." - Virgin

I Giornali Musicali, quelli veri, quelli con le pagelline, le faccettine e gli asterischini, avevano deciso, prima della sua uscita, che il nuovo disco degli Smashing Pumpkins sarebbe stato il disco dell'anno. Ora ci troviamo di fronte ad un monumento di due ore, opera perfetta epr il teenager-evoluto-disadattato medio che non lavora, non studia, non chiava, non ascolta il grunge e maiepoimai la tecno o il neo-hardcore ed ha quindi il tempo per sciropparsi "Mellon Collie". Io, come quei vecchi rincoglioniti in certi bar della provincia sperduta, sempre impauriti dall'idea che "prima o poi i fascisti ritorneranno", sono terrorizzato al pensiero del ritorno del progressive. Immaginatevi i miei brividi quando sento Billy Corgan dichiarare di voler diventare un grande compositore e di essersi ispirato alla ELO! Il doppio cd in questione è allora una vera e propria pietra tombale della musica alternativa. Tutti questi anni di do-it-yourself, di underground, di opposizione al mainstream, entrano definitivamente in museo per far posto al "genio" di Chicago, bramoso di trovare il suo posto nella "R'n'r Hall of Fame". Ce la fara? Lo sapremo tra vent'anni. Intanto posso dire che i Sex Pistols, Dylan, i Nirvana, gli Smiths, gli Area e tanti altri mi hanno cambiato la vita. Gli Smashing Pumpikins no.
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

RED HOT CHILI PEPPERS "One hot minute" - WB

Riuscire nell'impresa di bissare i vertici creativi e monetari di "Blood, sugar, sex, magic" sarebbe stato impossibile per chiunque, soprattutto ora che certo crossover è innovativo quanto il "Dadaumpa" delle Kessler. Flea & Co. hanno fatto la scelta migliore: se la sono presa con calma, alternando concerti in giro per il mondo a sfuriate in surf alle Hawaii. Ora che John (Jack) Frusciante è uscito dal gruppo, ci troviamo con una cacata di libro in mano, ma anche con Dave Navarro alla chitarra che irrobustisce non poco la band, senza però nulla togliere alla fantasia. I Peppers hanno poi un'arma in più: la loro tipica ballata dolce e saltellante che fa la gioia degli ascoltatori e dei contabili della loro etichetta. Un bel disco fatto da simpatici cazzoni.
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

POLICE "Live" - A&M

Questo disco è per coloro che hanno dimenticato cosa vuol dire la parola "innovativo". I Police erano innovativi. Bei tempi quelli, non passava settimana che non ci fosse un disco epocale, di qualsiasi genere si trattasse; non come oggi che sembrano fatti tutti con la fotocopiatrice (scusate, ogni tanto il mio alter-ego sclerotico prende il sopravvento...). Rimane il fatto che se avete pochi soldi e cercate la vera anima del punk, riponete i Rancid (ne uscirebbero con le osse rotta dal confonto) e consumate il primo cd, il secondo regalatelo a uno di quei tizi che salta il pranzo per potersi pagare il cellulare a rate.
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

RICHARD H. KIRK "The number of magic" - Warp

Veramente magico questo lavoro di Kirk (già capitano dei Cabaret Voltaire) anche se casualmente mi sono trovato ad acquistarlo in Francia dove l'ho pagato, al cambio, cinquacinquemilalire!!! Alla faccia dei soloni di casa nostra che imbrattano pagine di giornali sostenendo che l'Italia è il paese dove i ciddì si pagano di più (proprio loro che se non ottengono un pass gratuito per un concerto piangono sei mesi!) Il tracollo economico non mi ha però impedito di gustare questa ottima compilation di fremiti e sussulti elettronici che, a scanso di equivoci, è molto più coinvolgente di tanto finto-core di questi ultimi tempi. A volte sono i bit sono più spontanei del sudore...
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

GREEN DAY "Insomniac" - Wea /// RANCID "...and out come the wolves" - Epitaph

E' difficile parlare di punk a cinque anni dal 2000, ma soprattutto a quasi venti dalla sua originaria esplosione. E' giusto però che i ragazzi, nati proprio quando il fenomeno era casomai già diventato new wave o post punk, si gustini il pogo e quella bella scarica di one-two-three-fuck-you! Così, come avevamo già sostenuto, è bello vedere dei ventenni andare in classifica e prendere a calci nel culo quella lagnosa merda del professor (...stocazzo!) Vecchioni o del gerarca Venditti o addirittura la Santa Protettrice delle Segretarie in Calore Maria (mi raccomando si pronuncia Maaraaiaaaa) Carey. Il problema è però un altro: questa musica con il punk non c'entra un cazzo! Sì, è veloce, è dura, possiede i ritornelli cantabili in coro, ma non ha la carica, quella vera, quella sovversiva, del punk autentico. E' risibile il discorso dell'anziano punk (quello che ccià tutti i quarantacinqueggiri introvabbili...) sul fatto che non sia più il settantasette, preoccupa invece il fatto che questa musica sia la colonna sonora di ragazzi qualunquisti che si tingono i capelli di viola la sera sotto gli occhi bonari della madre e poi il giorno dopo ritornano "braviragazzi" pronti ad accettare il mondo perbenista, con scuole di merda e regole inaccettabili di competitività sul lavoro. Del resto basta leggere le interviste dei nuovi eroi dell'acne-core per accorgersi che siamo prossimi all'encefalogramma piatto e non si deve dimenticare che, guarda caso, sono stati i giovanissimi dalle nostre parti a portare la destra catodica al trionfo. Inutile tirare in ballo queste discussioni? Già, ma fino a quando? Per la recensione risponde al nostro posto il Devoto-Oli con tutti i sinonimi della parola "rancido".
"da Jammai nr. 8 - 11/95

LISA GERRARD "The mirror pool" - 4AD

...e che la tristezza sia con voi! Così si potrebbe commentare il primo disco solista dell'altra metà del cielo, plumbeo, dei Dead Can Dance. Poi però ci si lascia prendere da questo disco uscito in estate, ma anticipatore dell'autunno. Infatti la sensazione malinconica di questo lavoro è pari a quella suscitata dalla stazione ferroviaria di Tortona in una serata di novembre. Una malinconia inarrestabile, ma necessaria, per nutrire l'anima almeno per gente come me e Pennello, inguaribilmente romantica. Dite che rompiamo le palle? In parte è vero, ma l'ottimismo a tutti i costi dove porta? A Forza Italia forse...
"da Jammai nr. 8 - 11/95

KYUSS "...and the Circus leaves town" - Elektra

Ve lo ricordate il suono del deserto, di cui si vagheggiava a metà degli anni ottanta? .... ed il rock siderale, lo rammentate? ... e va a finire che conoscete benissimo anche l’acid-rock? Insomma siete pronti per lasciare la città come il circo ed imbarcarvi in una spedizione nei paesaggi lunari dei Kyuss, i californiani che hanno inventato il suono per yuppie-freaks. Un viaggio (in tutti i sensi, visto i personaggi) che mi sento proprio di consigliarvi, dato che in questo nuovo disco i Kyuss imboccano nuove strade con esiti felici (vedi la meraviglia di “Catamaran”).
"da Jammai nr. 8 - 11/95

FILTER "Short bus" - Reprise

Vengono presentati, questi Filter, come un incrocio tra Nirvana e Nine Inch Nails, a noi invece ricordano una versione più tecnologica dei Jane’s Addiction, ma in ogni caso ci sarebbe da sbancare qualsiasi roulette indie-hits. Un disco amabile anche se un po’ ripetitivo, di cui qualcuno vi dirà che in fondo se ne potrà fare a meno. Ma in fondo, a parte il sesso e la carta igienica, di che cosa non si può fare a meno?
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

BUSH "Sixteen stone" - Trauma

Non cercate questo disco a meno che non siate gli avvocati dei Nirvana e vogliate denunciare i Bush per plagio. Questo gruppo, che fra l'altro ha un nome che ricorda una gran brutta persona, ha venduto un casino realizzando un disco con l'aiuto del "Piccolo Chimico Grunge". Una porzione della voce di Vedder, un'altra degli "stop and go" nirvaniani, un'altra ancora della chitarra dei Soundgarden ed il gioco è fatto. E' piacevole ascoltarlo, ma lascerà traccia nella storia del rock quanto Luis Silvio (un bacio agli di Pistoia...) in quella del calcio.
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

BLUR "The great escape" - Parlophone/Emi /// OASIS "What's the story (Morning glory)" - Creation/Sony

Già si parla di duello tra Beatles/Blur ed Oasis/Rolling Stones, a dimostrazione che i favolosi anni sessanta sono del tutto insostituibili nell'immaginario del giornalista/pecorone medio internazionale. I nostri (stronzissimi) eroi poi non si tirano indietro, così i Blur si fanno fotografare nella famosa tromba delle scale, una delle pose più conosciute dei baronetti. ...e la musica? Già c'è anche quella e per valutarla potremmo usare il metodo "Oskar-Luigi", cioè parlare male di tutti, parlandone bene. Così si può dire che sbagliano coloro che tirano merda sul nuovo brit-pop, ma non hanno però neanche tutti i torti; così come sbagliano coloro che incensano la nuova scena anglosassone, ma non sbagliano del tutto. Chiaro no? In pratica questa musica è piacevole, ma senza coglioni. P.S.: ...ma l'Inghilterra non è la patria anche dei Kinks, Who, Led Zeppelin, etc. etc.?
"da Jammai nr. 8 - 11/95"

dEUS "Worst case scenario" -

Lo sapevate che le barzellette sui carabinieri, i francesi le raccontano invece sui belgi? Bene, dopo questa annotazione di grande cultura, posso solo sconsigliarvi dal fare lo stesso in presenza di Van Damme, che non mi ricordo mai se è belga od olandese. Meglio non rischiare comunque. I dEUS sono sicuramente belgi e non menano come fabbri, ma fanno buon rock, si trastullano ogni tanto con qualche giochino “tres indie”, ma quando dicono sul serio si fanno apprezzare anche più di certi loro colleghi “brittamericani”. Dedicato a tutti coloro (i discografici italiani) che credono che i gruppi non anglofoni, per sfondare debbano cantare nella loro lingua originale.

WHALE "We care" - Hut

Simpatica questa formazione svedese, almeno quanto il cetaceo a cui dicono di ispirarsi. La loro musica è un fresco guazzabuglio di sonorità diverse, su cui svetta una voce femminile che fa tanto indie-foxcore. Il loro progetto musicale ricorda quello politico di Buttiglione (non il grande colonnello di Jacques Duphilo, ma il lesso filosofo), cioè non ci si capisce niente, ma è spassosissimo. Interessante anche il packacing metallo/plasticato.
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

THERAPY? "Infernal love" - A&M

Dall’Irlanda del Nord con furore, ma non troppo, sennò il mercato non recepisce. I Therapy? sanno comunque come fare album belli e sanno come fare album che vendono. Non sappiamo se questo sarà un successo commerciale, anche perchè se avessimo certe doti faremmo un altro lavoro; ma sappiamo che questo “Amore infernale” è l’opera meno scintillante della loro carriera. C’è tutto il campionario delle loro cose migliori loro, ma sembrano meno convinti, soprattutto quando si avvicinano pericolosamente a certi lidi vicini al terrificante suono “simpolmainds”. E’ vero che i Therapy? sono la prosecuzione ideale del rock britannico anni 70 e 80 (meno), ma certi scheletri li devono lasciare negli armadi dei Blur...
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

SUPERGRASS "I should Coco" - Parlophone

Questa band non è il gruppo dell’ex-ministro Giuliano Ferrara, ma suscita in me gli stessi sentimenti, visto che questi neo-mod, come ha sempre fatto il ciccione con le bretelle, si schierano dalla parte del più forte. Quel british-sound così sixties, ma anche così punk; così new-wave, ma anche così sporco di soul; così nuovo, ma anche così revival; così Who, ma anche così Oasis; così inglese, ma....andate a fare in culo!
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

SOUL II SOUL "Volume V Believe" - Ten/Virgin

Agosto non è un gran mese per le uscite discografiche, quindi bisogna accontentarsi. In più si ha poca voglia di star dietro alle cose complicate. Meglio andare in vacanza con qualcosa di leggero leggero (del resto com’è possibile fare le parole crociate in spiaggia ascoltando gli Impaled Nazarene o Philip Glass?). Questo Quinto Volume dell’enciclopedia della formazione inglese, conferma che Jazzie B non è certo un genio, come si sosteneva anni fa, ma un tipo dannatamente in gamba, che raramente riesce ad annoiare.
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

OPPOSITION PARTY "Brain fucked" - 7" - Le Silence de la Rue

Hardcore from Singapore? Scusate il giochino di parole, ma è almeno sorprendente ascoltare tale tipo di musica, da un gruppo proveniente da una delle perle dell’estremo oriente. Questi Opposition Party sono sfuggiti alle nerbate che in tal luogo vengono distribuite in profusione a chi disturba la quiete pubblica (oppure ne hanno prese troppe) e ci presentano un allegro singoletto con quattro brani incisi in maniera tale che, qualsiasi band al mondo, a parte quelle italiane, si vergognerebbe di far ascoltare anche ai propri parenti. Consigliato agli amanti delle varie sottoculture trash, ma anche ad altri, perchè questo hard-core dozzinale prende spesso una piega allucinante del tutto imprevibile quasi in stile crampsiano!

MESHUGGAH "Destroy erase improve" - Nuclear blast

C’è del marcio in Danimarca, sosterrebbe ancora oggi il buon Amleto, ma aggiungerebbe: anche in Svezia e Norvegia, visto la scena musicale ed in Finlandia stando ai quadretti, tutt’altro che rasserenanti, dipinti da Kaurismaki. Il mito del grande nord efficiente e tollerante è finito, al pari di quello della focosità dei popoli latini. Ora sono tutti barbari che vogliono colpire senza ritegno il cuore dell’impero del rock, ormai vastissimo. Questi Meshuggah arrivano dalle terre di Liedhom, ma non hanno precisamente lo stesso aplomb, anzi sono incazzati come saraceni. Forse perchè la patria del permissivismo di storica memoria, è anche la più densa di suicidi, di alcolismo, di incomunicabilità (leggetevi i testi, Bergman li conviderebbe, altro che Pantera!).
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

KORN "Korn" - Immortal/Epic

Heavy-metal celtico? L’avevamo già visto in parte con gli Zeppelin.... Crossover contaminato? Anch’esso non è una novità.... Allora perchè acquistare questo disco dei Korn? Semplicemente perchè trattasi di uno dei migliori esempi di metal estremo intelligente, da contrapporre a quello cretino di certi trashers, grinders, noisers, trito e ritrito o smaccatamente modaiolo “perchèadessobisognasuonarecosì”. Certo anche i Korn (non geniali come gli Scorn) cadono nelle trappolone del deja-ecoutè, ma è un peccato veniale e se saranno capaci di rendere più variegata la propria incendiaria miscela sonora, saranno un grande nome su cui puntare in futuro.
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

FSOL "Isdn" - Virgin

Il gentil Pennello dice che soffro di andropausa (che come sanno bene tutti gli affezionati lettori di Gibson e Sterling, è la pennichella degli alieni), ma che dire allora di questo duo che fa concerti per telefono e titola i dischi con il codice fiscale? Il futuro è già ora, direbbe chi è preoccupato dal fatto che adesso anche la pupù la devi fare via Internet (il famoso cyberstronzo). Qualcuno però mi deve spiegare perchè in questo parco delle meraviglie tecnologiche una raccomandata-espresso da Torino a Milano impiega sei giorni ad arrivare? Meglio non pensarci e lasciarsi andare nell’aria liquida dei FSOL che fa vibrare le fibre ottiche con intenso sentimento ed autentica suggestione.
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

FEAR FACTORY "Demanufacture" - Roadrunner

Attenzione: trattasi di disco importante. “Demanufacture” è quello che si definisce un disco-boa e chi non vira in questa direzione, va dritto sulla scia del risaputo. Molti considerano il metal estremo un genere musicale per deficienti; irridono il grind, il death ed il trash partendo giustamente dai nomi delle bands, dai titoli, dalle covers dei dischi. Facile, troppo facile. Rimane il fatto che negli ultimi anni l’unico tentacolo “vivo” della musica rock è stato proprio detto genere. Molte di queste bands hanno comunicato con altre di tutt’altro tipo, si sono lanciate in esperimenti a volte incredibili; mentre tutti quanti sbavavano dietro qualche gruppo-grunge creato a tavolino (è facile: una dose di fuzz, una di sguardo perso nel vuoto, una di camicia di flanella ed eccovi gli Stone Temple Pilots!). I Fear Factory per molti saranno un altro gruppo da prendere per il culo, per noi no; hanno realizzato un capolavoro. In un calderone rovente dove finiscono i Metallica, i Ministry ed i Therapy? (quelli veri, non gli ultimi) c’è spazio per brani pop alla Cope (la cover “Dog day sunrise”) o crossover come “Replica”, dove la Fabbbrica della Paura, sembra una versione incazzata dei Red Hot C.P. od una, meno noiosa dei RATM. Chi ha voglia di futuro si sintonizzi qui, gli altri continuino pure a ridere, guardando anche “l’orrenda” copertina, con quella splendida idea della spinadorsale/bar-code.

DEEP FOREST "Boheme" - Columbia

Foresta profonda, mare volante, monti che appaiono e scompaiono. Un mondo giusto. Utopico. Fisarmoniche nel deserto. In Bosnia suonano i sitar anzichè i mitra. I Giapponesi smettono di pensare al lavoro, gli Americani incominciano a pensare e basta. Castagna viene rapito dagli alieni e non tornerà mai più. Un mondo migliore. Utopico. Inni nazionali su basi house. Raves al posto delle sedute parlamentari. Non avrai altro muezzin al di fuori di me. Facce da kabuki. Ho sbagliato acido? No, ho solo azzeccato il disco giusto.
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

BUFFALO TOM "Sleepy eyed" - Beggars' Banquet

I Buffalo Tom non tradiscono mai: precisi, poco chiassosi, non si scopano le divette trendy come certi loro colleghi e forse non vendono neanche tanto, ma a differenza di tanti altri, non hanno mai inciso un album brutto, con qualche punta di vera eccellenza. Anche questa volta non ci lasciano a piedi, ma ci portano a fare un bel giro a folle velocità tra le lande del più trascinante punk’n’roll. Noi ci divertiamo come pazzi anche per quelle ballatine elettriche che ci scaldano il cuore. Altro che occhi assonnati, qui si scoppia di vitalità!
"da Jammai nr. 7 - 09/95"

BANCO DE GAIA "Last train to Llhasa" - Planet Dog

Siete andati a vedere “Prima della pioggia” di Manchelski? No? Male. E’ il film più bello della stagione passata. Tra l’altro ha una colonna sonora bellissima e questo “Ultimo treno per Llhasa” non carica Glenn Ford come quello per Yuma, ma odora di spezie balcano/medioorientali quanto suddetta soundtrack. Strano perchè dai miei lontanissimi ricordi scolastici Lhasa mi sembrava essere una città cinese nei pressi del Bhutan. Visto che però di figli di Bhutan è pieno il mondo e che la vera musica mistica non si mastica, tanto vale allargare il pentagramma e creare un’autentica Internazionale Sonora, navigando su un fiume che mischi le acque del Tigri e dell’Eufrate, del Tamigi e dell’Ob. Senza così dimenticare quella voglia di club, che rende questa musica un po’ ruffiana, ma indubbiamente trascinante. E’ nata forse la techno pacifista?
"da Jammai nr. 7 - 09/95

YOUNG GODS "Only heaven" - PIAS

Tra i grandi “scomparsi” dell’inizio degli anni novanta c’erano anche loro. Ora sono tornati (ed adesso aspettiamo i Ministry ed i Red Hot Chili Peppers....). Dico, uno fa un disco come “T.V. Sky” suona un po’ in giro, incide un mezzo “live” poi sparisce. Che cosa fa? Si chiude in studio, va in Tibet, forma un partito di centro-destra, insomma dopo anni fa uscire una nuova opera, come pensare che chi l’ascolta dopo tanta attesa non sia ipercritico, non vada a cercare il pagliaio nell’ago (una cosa ancor più difficile...) ...per trovarsi che cosa in mano alla fine? Semplice: uno dei dischi più rabbiosi e meglio prodotti degli ultimi tempi! Sentirete il sudore delle macchine, il battito del loro cuore, sentirete il clangore delle vostra ossa e lo stridìo dei vostri pensieri. Se non sentite tutto questo vuol dire che siete già morti....
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

WHITE ZOMBIE "Astro creep 2000 songs of love..." Geffen

Se gli americani hanno i loro Bevis and Butthead, cartoni animati che inneggiano a questi White Zombie, noi invece abbiamo il prode Sgarbi, cazzone animato (nel senso che ha un’anima. Possibile?) che ama Baglioni.Che dire? Molto meglio Baglioni sicuramente; molto più innovativo rispetto a questi tamarri che rompono le palle con i loro ora-trendissimi film dello schifo (se avessero a che fare con la coppia Tognazzi/Izzo farebbero meno gli spiritosi....) e macinano le scorie di tutto quello che il rock, il metal ed il grunge ha buttato tra la “monnezza” nel corso degli anni. Musica derivativa e allora? direbbe qualcuno.... e allora niente: i White Zombie si ascoltano come si faceva negli anni 80 con i Sigue Sigue Sputnik, nei 70 con i Kiss e nei 60 con gli Sha Na Na, per i 50 adesso non mi viene in mente nulla....

TINDERSTICKS "Tindersticks II" - This Way Up

Se di questi tempi tutti avanzano marzialmente a ritmi grind, o viaggiano a supersonica velocità hardcore i Tindersticks manco camminano, bensì barcollano, riscoprendo la beguine ed incespicando nelle loro canzoni ammantate di velluto casuale. Questo disco è uguale identico al primo e questo non è nemmeno un difetto, le loro ballate alcoliche e notturne riescono sempre ad ammaliarci. Probabilmente i Tindersticks non cambieranno mai, ma per ora la cosa non ci riuguarda, nè tantomeno ci disturba.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

SABRES OF PARADISE "Haunted dancehall" - Warp

Avrebbe fatto meglio a intitolarlo “Prove tecniche di trasmissione” il buon Weatherhall, questo disco. Avrebbe fatto meglio ad avvertirci che non si trattava di un lavoro compiuto, ma di un block-notes di un grande produttore, con schizzi sonori ed idee varie di missaggio obliquo. Buono per coloro che pensano ai timbri, oltre che ai suoni; ottimo per chi deve rubare “gruvs” con il campionatore. Gli altri se lo possono fare registrare.

PRIMUS "Tales from the punchbowl" - Interscope

Adesso è tutto chiaro: lo spirito zappiano che vagava per i deserti californiani in cerca di nuova carne ha trovato la sua dimora presso i Primus, in tutti e tre i componenti perchè è uno spirito un po’ ingombrante. Del resto dove la trovate così tanta pesante ironia, tanta capacità di frullare i generi musicali e soprattutto, tanta perizia tecnica (ed un cantante così scarso, si dovrebbe aggiungere)? Les Claypool poi è il Re Mida dei suonati, tutto ciò che tocca diventa folle. Eccoci di fronte alle sinfonie per flipper ed orchestra od alle fughe di basso con gregge al pascolo. In fondo le storie che vi può raccontare un punchbowl, non possono che essere leggermente “stonate”, ma sicuramente molto interessanti.

PINK FLOYD "Pulse" - EMI

Riascoltando i Pink Floyd oggi, provo la stessa sensazione di quando rivedo Craxi ed in effetti è facile tracciare un parallelo: entrambi rubano i vostri soldi. Questo ennesimo documento, un album dal vivo di gente morta da un pezzo, viaggia tranquillamente su una quotazione intorno alle 70 carte e oltre. Sarà perchè è fornito di pregiatissimi led luminosi, che costeranno ben mille lire al quintale o perchè è un altro preziosissimo “falso storico”, oggi attivamente ricercati dagli antiquari; in quanto come possono essi definirsi “Pink Floyd”, senza la presenza di Ruggero Acque? Sarebbe come se AN si liberasse di Fini o le Giovani Marmotte di Qui, Quo, Qua (anch’essi giovani di destra, a pensarci bene). Allora, secondo voi, perchè ci occupiamo di questa presa per il culo sonora? E’ presto detto: perchè è proprio questo rock quotato in borsa a darci la forza per scavare all’interno della scena underground in cerca di nuove, sempre più rare purtroppo, gemme sonore. Quindi, cari merdosi snob dell’alternativo, non lamentatevi tanto se in testa alle classifiche ci vanno i Green Day od altri “Take That dai capelli verdi”, piuttosto che queste carogne putrefatte, è sempre meglio la musica nuova in cucina....
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

ORB "Orbus terrarum" - Island

C’è chi la sera va a fare footing, c’è chi gioca a bridge, ognuno ha il suo piccolo hobby nella vita. Così c’è chi ha l’abitudine di collezionare bottigliette o televisioni, chi invece ha come passatempo preferito parlare male delle nuova scena “elettronica”, Orb in testa. Certo, davanti ad un’opera come questa, così interlocutoria, è anche facile avere delle perplessità, ma spesso si tende a liquidare i nipotini dei Tangerine Dream come degli handicappati malati di computermania o degli assatanati tecnocrati fascisti. Invece capita spesso di provare forti e calde sensazioni, degne anche del più sanguigno rock’n’roll. Purtroppo con questo “Orbus Terrarum” accade troppe poche volte.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

NINE INCH NAILS "Furher down the spiral" - TVT/Interscope

I NIN ormai sono il gruppo più remixato del mondo, anche perchè la loro anima “meccanica” si presta a giochini di ogni tipo ed ad infinite soluzioni. Qui ci sono uomini dalle molte anime e dalle tante braccia, utilissimi quando c’è da lavorare su un mixer, quali Rick Rubin, Jim “Foetus” Thirwell e Aphex Twin e per assurdo questa quasi-revisione di “The downward spiral” risulta più accattivante del suo fratello maggiore, uno degli albums più sopravvalutati degli ultimi tempi.
"da Jammai nr. 6 - 07/95

PETER MURPHY "Cascade" - Beggars' Banquet

Quando il caro vecchio Frank passerà a miglior vita (perchè può farne una migliore di questa?) chi potrà fregiarsi del titolo “The Voice”? Uno potrebbe essere sicuramente il caro vecchio cantante dei Bauhaus, perchè la profondità del suo timbro, ora che non asseconda più inni sepolcrali, può essere anche rassicurante o, addirittura, rinfrescante. Un disco per l’estate? Sicuramente, visto che è una bella sensazione lasciarsi trasportare dalle note di questo “Cascade”, mentre si corre di notte in auto con la capotte abbassata ed il vento tra i capelli (i più poveri possono accontentarsi di aprire il finestrino).
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

THURSTON MOORE "Psychic hearts" - Geffen

Naturalmente vi diranno che questo lavoro con i Sonic Youth non c’entra nulla, così come hanno raccontato che Silvio è al centro di un complotto, oppure che Baggio è il miglior giocatore del mondo e che nel Cile di Pinochet in fondo non si stava male. Insomma qualcosa si deve pur inventare per vendere i giornali. Visto che “Jammai” è gratuito, noi Vi diciamo che questa opera solistica di Moore (che mi assicura non avere parentele con il Roger dell’amatissimo “Attenti a quei due”) potrebbe benissimo entrare nel palmares della Gioventù Sonica, dico potrebbe, perchè in verità non ne ha i numeri. Delude le attese questo “Psychic Hearts” nella sua insistita indolenza monocorde, anche se non l’ammette messuno, perchè siamo tutti terrorizzati dall’idea che un giorno anche i Sonic Youth possano romperci i coglioni.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

FUGAZI "Red medicine" - Dischord

Ora che il punk sembra il nuovo liscio che dirà Ian MacKaye, paladino dell’indipendenza e del do-it-yourself? La risposta è questa “Rossa Medicina”. Infatti se certi ritornelli facili-facili di gruppi come, tanto per fare due nomi diversi dal solito, Offspring e Grindei, trovano posto anche a “Mio Capitano” (a proposito: il peggior programma televisivo musicale dalle guerre puniche in qua; e si consiglia alla Fecchi la carriera di pornoattrice) chi si è voluto evolvere ha un’altra matrice sonora, che con l’hardcore, tradizionalmente inteso, ha poco a che fare. Qui infatti ci sono più Tuxedomoon che Husker Du e più no-wave che straight-edge.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

FOO FIGHTERS "Foo Fighters" - Roswell/Capitol

.....e se non avessimo capito un cazzo? Se fosse stato Grohl e non Cobain, l’artefice dei fasti nirvaniani, gettando benzina pop sul sacro fuoco del punk, che ardeva invece l’anima del leader? Disco soprattutto beatleasiano questo, mentre già qualcuno parla e scrive di un Kurt/John ed un Dave/Paul. Stronzate, perchè l’ulceroso cantante americano non ha avuto bisogno di nessun Mark Chapman. Le analogie con i baronetti però non sono un’illusione: questo primo lavoro dei Foo Fighters è fradicio delle acque del Mersey e Courtney Love è odiosa quanto ed anche più di Yoko Ono. Probabilmente è castrante per Grohl il paragone con la sua ex-band, ma si parte sempre da qualcosa e questo è un gran disco anche se non fate come me, chiudendo gli occhi ed immaginando che queste canzoni fossero ad appannaggio della voce rotta e disperata di Cobain.....
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

FAITH NO MORE "King for a day, fool for a lifetime" - Slash

Strano gruppo davvero i Faith No More, sgrammaticato e paraculo al tempo stesso. A volte sembrano i Litfiba americani, altre volte si tolgono le caccole punk dal naso, manco fossero una cenciosa hardore-band miliardaria. Mike Patton, memore del suo avo, il famoso Generale, guida la sua armata di freaks alla conquista delle migliaia di metallari romantici, quelli indecisi fra l’headbanging e la serenata. Oltre alla strumentazione classica i FNM sono dotati di un enorme frullatore dove infilano di tutto, dal tribale al jazz, fino al reggae e se a volte sono capaci di preparare gustosi frappè ai frutti tropicali in bilico tra hard e sperimentalismo, ogni tanto gli scappa una stopposa schifezza metal-progressive.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

BJORK "Post" - One Little Indian

La gattina lesbo/islandese torna a miagolare e graffiare, dopo che il suo album di debutto aveva stupefatto il mondo intero. Questa volta siamo meno sorpresi e sembra di tornare ai tempi belli dei Sugarcubes, quando singoli ed album d’esordio estasiarono il pubblico (vi ricordate “Birthday” ...che roba!) poi dal lavoro successivo subentrò una maggiore freddezza. “Post” parte alla grande, forte di un binomio affascinante: le basi di Neellee Hooper e la voce di Bjork. Si siede però presto quando alla minuscola cantante vengono pruriginose voglie da musical piuttosto indisponenti e certe idee pseudo-orchestrali non si dimostrano propriamente azzeccate. Un mezzo capolavoro.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

BAD BRAINS "God of love" - Maverick/WB

Bene, i Bad Brains sono tornati. ...e con “Diritti Umani” come cantante. ....e allora? A parte il fatto che quando l’ho saputo sono svenuto dall’emozione, mi aspettavo che ritrovarli sarebbe stato come rivedere l’amante di trent’anni prima, nella nebbia di novembre, a Venezia, tanto per essere romantici. Certo i “Cervellacci” non corrono come i giovani di oggi, non menano come i giovani d’oggi, non saltano come i giovani d’oggi..... ma quanti giovani d’oggi ci hanno fatto saltare sulla sedia, come capitò con “I against I” e compagnia cantante? Certo il sapore non è forte come un tempo, anzi è un bel po’ annacquato, ma rimane quel leggero aroma che non si può dimenticare. Del resto se vi viene a trovare un amico che non vedete da tempo, non state a guardare quanti capelli gli mancano, siete contenti e basta (ancora con la vena romantica!). C’è anche qualche mongolo che dice che i brani reggae rompono le palle, una volta c’erano quelli che dicevano che Marilyn Monroe non era un granchè perchè era troppo bassa......
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

JOHN ZORN/MASADA "Alef"/"Beit"/"Gimel" - Disk Union

Eccolo di nuovo il piccolo-grande terrorista. Eccolo che, fra una disgressione metal ed un trasognamento dub, torna al jazz. Gli è servito sicuramente suonare nelle solite centotrentasei formazioni diverse per capire che i Naked City erano da uccidere, anche se alla fine sarà un cadavere eccellente. I Masada preferiscono mischiare sensazioni mediorientali al fumo dei clubs di Harlem, regalando brividi in un ambiente che ultimamente si era plastificato ed un brano suadente come "Bith aneth" potrebbe essere la "Round midnight" dei nostri tempi.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

SWANS "The great annihilator" - Young God

Michael Gira, si sa, ha poca voglia di scherzare e non lo fa neanche questa volta. Il disco però, a dispetto del titolo, non annichilisce, anche se resta a livelli alti. I suoi "Cigni" stanno evidentemente cercando una nuova strada, mantenendosi per ora la centro (anche loro!) fra terrorismo cacofonico dei primi tempi e melodia passionale. I fans comunque non saranno delusi.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

SONIC YOUTH " Made in U.S.A." - Rhino

Le colonne sonore sono a volte un "divertissment" per intellettuali ("Pulp Fiction"), un pistone del motore ritmico della pellicola ("Natural born killers") od una bieca operazione commerciale ("Singles", "Judgement night", "The Crow") dove si cerca di fare soldi anche nei negozi di dischi (quante delle canzoni presenti sul cd avete poi ascoltato nei films sopracitati?). I Sonic Youth, ovviamente, si distaccano da tutti questi modelli perché realizzano un "soundtrack" con singhiozzi avvelenati che danno l'idea di ciò che verrà dopo (il film è del 1986), ma che proposti in successione non dicono poi molto. Più interessante la pellicola che Rai Tre ha proposto recentemente all'ora di pranzo (pazzia o stupidità?) e che altro non è che un road-movie venato di romanticismo fra le Chernobyl e le Seveso degli Stati Uniti.
"da Jammai nr. 5 - 05/95

PORTISHEAD "Dummy" - Go Beat

A differenza di tante persone autorevoli, io non ho visto la luce ascoltando questo "Dummy". Certo l'idea di base è notevole ed i campionamenti sono eccellenti, ma alla lunga la continua ripetizione delle linee melodiche diventa logorante. Più che Bristol-sound è abbiocco-music. La storia si ripete, come ai tempi dell'esordio dei Cowboy Junkies, quando si gridò al miracolo per la misurata rarefazione della band. Io però, ascoltando questi Portishead riuscirei ad addormentarmi con la faccia tra le gambe della Dellera.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

PAINKILLER "Execution ground" - Subharmonic

Bill Laswell ha fatto una scommessa: "Farò un disco per ogni cazzata che dice Emilio Fede" e l'ha sostenuto davanti a dei testimoni; ora poveretto, eccolo qua, obbligato a far dischi a rotta di collo, fortunatamente dello stesso livello delle frescacce del buon Emilio: immenso. Qui lo aiuta un altro che vive ventisei ore al giorno: tal John Zorn da Niuiorc o da Tochio o da Misericordia di Prato; perchè lui, si sa, è in ogni luogo ed in ogni genere musicale. Due cds per ottanta minuti ripartiti in cinque canzoni dai titoli spesso impronunciabili. Una musica da demone sotto la pelle che va dal free-jazz all'ambient. Un tour de force di suggestioni, ma non preoccupatevi, quando avrete finito di ascoltare i nostri eroi, loro saranno già da un'altra parte, forse in un altro pianeta. Incontenibili e spudorati, proprio come Emilio...
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

ORANGE 9MM "Driver not included" - EastWest

Gli orfani dei Rage Against the Machine potranno placare il loro istinto animale ascoltando questo gruppettino che fa del crossover la sua bandiera, mischiandolo a tendenze più vicine al noise e rendendolo più variegato di quella mattonata che era il disco di Tom Morello e soci. Gli altri possono aspettare quattro o cinque mesi, quando questo "Driver not included" si troverà negli scaffali dei dischi bucati (cosa già avvenuta per gli Sweet Lizard Illtet ed altri).
"Jammai nr. 5 - 05/95"

MORRISSEY "World of Morrissey" - Parlophone

Questo non è il mondo di Morrissey, o meglio, non solo questo. Questa è un'altra delle tante antologie che ci asfissiano sin dagli esordi degli Smiths ("Hatful of hollow" era il secondo lp...). Visto che la maggior parte degli episodi è tratta da quel "Beethoven was deaf", album live dove Moz rovesciava il vecchio detto di di essere un senzapalle, perché buttare via i soldi in questo inutile gadget "for sfegatated fans only"?
da Jammai nr. 5 - 05/95"

MASSIVE ATTACK "Protection" - Circa

Secondo lavoro per questa band che ha azzerato l'esperienza della musica nera donandole una freschezza perduta da tempo. Nessuna enciclopedia del musica soul per fortuna (qui si sentono più i Goblin di "Suspiria" che Otis Redding...) ma un suono urbano coinvolgente dai figli dell'immigrazione che conturba il cervello prima di far muovere il culo.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

MASSIMO VOLUME "Lungo i bordi" - Wea /// LA CRUS "La Crus" - Wea /// KARMA Karma" - Rircordi /// TIMORIA "2020 Speed Ball" - Blackout/Polygr

PMI "Parole Musica Istinti " - Le ragazze terribili/Flying
FLUXUS "Vita in un pacifico mondo nuovo" - Sony
CASINO ROYALE "Sempre più vicini" - Black Out/Polygram

"La musica italiana non fa più paura" cita la pubblicità ed è proprio questo il punto: la musica italiana non ha mai fatto paura, non inquieta, non infastidisce, quando va bene solletica. Così ora ci troviamo di fronte al rocchitalianocantatoinitaliano che approda alla corte delle, detto alla romana, "meggior", ma ormai, si sa, neanche più in Amazzonia ci sono gli indios, figuriamoci le indies... I migliori del lotto sono sicuramente i Massimo Volume, che avevavno già stupito con "Stanze" tempo fa. Sono monotoni e deprimenti, ma in senso buono (ammesso che esista) cioè il lungo recitare di scuola-CCCP scivola su una continua serie di dissonanze che dilanianocon la forza dei ricordi. Parlano di cose comuni (anch'io nel freddissimo inverno del 1985, stavo in casa ad ascoltare Jim Carroll... chi se ne frega, direte giustamente voi...) ma fanno risaltare il lato inutile della nostra esistenza. Faranno la fortuna dei vostri psicanalisti. I La Crus invece hanno scoperto i cantautori con vent'anni buoni di ritardo, ne rifanno il verso e per riuscirci meglio indossano i panni dei genovesi-maledetti-esistenzialisti che, a pensarci bene, hanno anticipato anche il loro idolo Nicola Caverna. Una compagnia di allegroni insomma, che però manca di sincerità nel risultato e soprattutto di "magia". Sembra che Tenco, dopo aver sentito la versione di "Angela", sia tornato nel mondo dei viviper poi spararsi di nuovo. Più moderni i Karma, ma non per questo più piacevoli; certo il disco è realizzato bene, suonato bene, mixato (forse) bene, ma quando arriva la fine uno si alza e se ne va senza che gli sia rimasto nulla. Hanno imparato bene la elzione di Seattle nonché quella di Pelù, ma sembra di ascoltare sempre la stessa canzone e la stessa cosa vale anche per i Fluxus ed i PMI, anche se questi ultimi hanno sicuramente più idee. I Timoria invece, sono riusciti nella titanica impresa di fondere il peggio degli anni settanta con il peggio degli anni ottanta, complimenti! Per ultimi i Casino Royale che hanno realizzato un bel disco dal "respiro" internazionale, ma che alla lunga tedia leggermente.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

MAD SEASON "Above" - Columbia

I supergruppi abitualmente non funzionano nè in musica nè in politica; troppi gli ego (o gli eghi?) da soddisfare e nessuno che voglia fare il semplice, ma utile, portatore d'acqua. Questa "Stagione Pazza" ha in verità una sola star e cioè Layne Staley, voce griffata degli Alice in Chains, ecco perché viaggiano bene. Disco sotterraneo ed a tratti quasi timido, ma indubbiamente di classe, forse a sancire che Seattle ha smesso di strillare. Lontano dalla malattia di Alice in Catene e dai trionfi dei Pearl Jam, forse dalle parti dei Temple of the Dog, ma più probabilmente su una strada diversa da tutti, una strada che prima o poi il "grunge" doveva imboccare.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

LEFTFIELD "Leftism" - Columbia

Dall'Inghilterra continuano ad arrivare revivals: dal punk alla new wave ed ora già si parla (si tocchi le palle chi ne è dotato...) di new-new-romantics!!! Fortunatamente arrivano anche prodotti come questo che vedono sì la presenza di Monsieur Le Punk (alias Gionni Rotten) ma scaraventato giù per le scale di un club house. A dire il vero non è l'unico ospite, vista la presenza (gran bella presenza...) di Tony Hallyday, voce dei Curve, gruppo che prima o poi ci mancherà. "L'area di Sinistra" (che sia il gruppo di Romano Prodi?) ha sfornato dunque un disco che sorprende ad ogni passaggio e non stanca mai.
"da Jammai nr.5 - 05/95"

PJ HARVEY "To bring you my love" - Island

E' tornata la regina degli sfigati, la principessa degli incompresi che, se vogliamo, si sente meglio di prima. Infatti gli albums precedenti ci mettevano di fronte una persona che cercava una via d'uscita ed ora questo grido diventa quasi un sussurro. "Diluvio", il produttore, ha capito lo stato d'animo della sua cliente ed ha avvolto questo disco nella carta vetrata, intingendolo poi nel miele. Il disco più bello di Polly.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

GENE "Olympian" - Costermonger

Se qualcuno vi racconta che non è vero che i Gene siano la copia degli Smiths con un miliardo di volte di classe in meno, vi ha detto una gran cazzata.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

ELASTICA "Elastica" - Geffen

Ascoltando questo lavoro degli Elastica (simpatico dischetto, senza dubbio) mi sovviene un pensiero che poi è una domanda: perché, in questo momento di recessione economica, io devo buttare trenta e rotte carte da mille in un disco che è la copia sbiadita di alcune opere dei vari Wire, Stranglers, Cure e, addirittura, Blondie, quando possiedo già tutti gli originali?
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

BOB DYLAN "Unplugged" - Columbia

Cazzo, ci risiamo! Si ripiomba di nuova nel Mesozoico della musica rock con Mr. Zimmerman che oltre ad essere un grande artista è anche un grande paraculo. Eccolo che si da' all'acustico (humour: ha! ha! ha!) e scopre l'unplugged mentre viene coperto di dollari da MTV. La tentazione è quella di mandarlo a fare in culo, poi uno legge la scaletta e gli viene fastidio... e dopo che fa? Deve forse far vedere di non essere una caridatide acquistando il nuovo (nuovo?) cd dei NoFx?
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

BELLY "King" - 4AD

A differenza di Lina Wertmuller la dolce Tanya Donnelly non gradisce i titoli lunghi (il precedente si chiamava "Star") ma ama un genere di rock che ormai è l'unica a portare avanti. Noi siamo con lei perché questo "King" è dotato di canzoni irresistibili. Ballate dolci e nervose venate da quella fragrante pazzia che, ad esempio, rendeva grandi i Pixies. Canzoni più solari, forse perché incise a Nassau o perché levigate da un grande come Glyn Johns, ma non per questo volgarmente mainstream. Più dischi come questo, please.
"da Jammai nr. 5 - 05/95"

TRANSGLOBAL UNDERGROUND "International times" - Nation

Eccoci dunque nel mondo transglobale, dove il gruppo inglese (inglese? mah veramente...) predice un futuro senza confini e senza barriere. Degli illusi o dei sognatori? Chi se ne frega; noi siamo con loro e con la loro musica trascinante, calda anche se piena di citazioni. Sono tempi internazionali questi, dove i violini tzigani suonano nel deserto ed i muezzin cantano nelle cattedrali gotiche. Ci aveva già pensato Federico II a suo tempo, il primo crossoverista della storia, ma gli amici transglobali sono sulla stessa lunghezza d'onda. Allora, via allo house-zen!!
da Jammai nr. 4 - 03/95

ORBITAL "Snivilisation" - Internal

Molti hanno storto il naso davanti al ritorno di certa elettronica; altri hanno esagerato parlando di nuovo fenomeno. La verità sta come sempre più o meno nel mezzo. Non si tratta per fortuna del ritorno dei corrieri cosmici tedeschi ed una parte del pubblico si è forse stufata delle camicie alla boscaiola (che non sono buone come le pennette evidentemente...) e dei distorsori. Così una serie di sensazioni trance ed house han preso questa strada e gli Orbital, più di tutti gli altri, han dato corpo ad una musica che si aggancia al dancefloor, ma va anche oltre. Suono etereo che diventa suono urbano e viceversa; da alternare e da alterare con altri generi.
"da Jammai nr. 4 - 03/95"

MARILYN MANSON "Portrait of an american family" - Nothing/Interscope

Che bel nome! Pensate: che figlio sarebbe nato da Marilyn Monroe e Charles Manson? Avrebbe pensato più all'omicidio come papà (che, ricordiamolo, non ha ammazzatto nessuno di suo pugno...) o meditato sul barbiturico suicidio come mammà? Bella incursione nella quieta casetta della mitica "American Way of Life" con padri ubriachi davanti alla televisione, madri anoressiche e figli deficienti. Un sondaggio li da' vincenti visto che formeranno un partito: Forza U.S.A.
"da Jammai nr. 4 - 03/95"

LOOP GURU "Duniya" - Nation

Lo sapevate che i Loop Guru sono stati scomunicati e considerati blasfemi dagli integralisti islamici? Novelli Salman Rushdie i nostri eroi dan fastidio perché modernizzano, corrompono ed interrompono la continuità della tradizione e fanno paura. C'è poco da ridere, succede anche da noi quando il nostro stagno culturale viene smosso da qualche sassata. La loro musica ha radici arcane misteriose (infatti il titolo completo è "The intrinsic passion of misterious joy") ma viene condotta da strumentazioni tecnologicamente avanzate. Bellissimo per danzare (attenzione non "ballare") e sognare.
"da Jammai nr. 4 - 03/95

BRUTAL TRUTH "Need to control" - Earache

Tornano i guerrieri dell'Apocalisse, quelli che con Fear Factory ed altri hanno reso nobile il grind, togliendolo dalle mani dei sacerdoti del male e trasformandolo nella voce disperata di un mondo anche più orrido delle loro cupe visioni. Siete mai stati nelle favelas brasiliane o messicane, nella città dei morti de Il Cairo o nelle allucinate periferie dormitorio delle metropoli occidentali? Se leggete queste righe no di sicuro, perché non potreste essere vivi. Se volete provare l'esperienza, non rischiate, state a casa vostra in pantofole e sparate a volume alto questo "Need to control". Inizierete a capire.
"da Jammai nr. 4 - 03/95"

BETTIE SERVEERT "Lamprey" - Beggars Banquet

Il disco più sostanzioso, più mutevole, più umorale ed interessante del rock d'oltreoceano questa volta l'han fatto degli europei. Non sono inglesi, ma nemmeno italiani (a chi pensavate? A Ligabue forse?), bensì olandesi. Già con "Palomine" i conterranei di Van Basten avevano segnato un bel goal (scusate la metafora sacchiana) dimostrandosi un bel punto di equilibrio tra il pop di marca inglese con le palle (quindi non I Pulp) ed il grunge. Se non si offendono li definirei degli Smashing Pumpkins meno disperati, ma altrettanto interessanti.
"da Jammai nr. 4 - 03/95"

AA. VV. "Russ Meyer's original motion picture soundtracks" - Normal

Esistono due scuole di pensiero riguardo alle donne, con buona pace del sessismo: c'è chi preferisce i culi, chi le tette. Io appartengo alla seconda ed il nostro vate è naturalmente Russ Meyer che, oltre a passare alla storia del cinema come regista delle tettone ("perchè me lo fanno venire duro" sue testuali parole), deve essere ricordato per aver filmato un'America minore, meno eroica, ma più vera. Questi due compact discs hanno scarso valore musicale, ma straordinario dal punto di vista documentaristico, anche perché vi sono allegati due booklets di trenta pagine con vertiginose fotografie. Dondolatevi allora sulle noti della suadente "Lorna" e pensate che una volta il mondo era migliore e forse anche il sesso.
"da Jammai nr.4 - 03/95

STONE ROSE "Second Coming" - Geffen

Chi l'avrebbe mai detto? Chi poteva pensare che nella sua vita terrena potesse assistere all'uscita di ben due dischi degli Stone Roses? Ma soprattutto chi avrebbe scommesso ancora su di loro? Ed invece vi sbagliavate perché questa "seconda venuta" è un disco molto più che onesto. Inciso nell'arco di un anno plutoniano (centosessantasei di quelli terrestri) e corroborato da cause legali, rinvii e casini vari, "Second coming" riporta in auge una formazione che potrà dire molto sul pop inglese, a differenza di tutte le bands pacco della Mad-chester age. Dance suadente, buone melodie e i richiami vari, i più forti da Led Zeppelin a Stereo Mc's. Come invidio i miei pronipoti che potranno ascoltare i terzo album!
"da Jammai nr. 3 - 01/95

PEARL JAM "Vitalogy" - Epic

Probabilmente ha ragione lo spilungone Thurston Moore a paragonarli agli Styx ed ai Boston. Lo capisco. Ascoltandoli si chiederà a che cosa è servita la sua gioventù sonica se si continua a sbavare per il rock degli anni settanta e neamche per quello migliore. Questo disco (lussuosimo nella versione in vinile, da far quasi schifo...) si ascolta quasi esclusivamente per la voce di Vedder che è superbo quando canta, un po' meno quando si lamenta di essere così sfortunato per essere così fortunato di vendere milioni di dischi.
"da Jammai nr. 3 /95 - 01/95

NIRVANA "Unplugged in New York" - Geffen

Parlare di Kurt Cobain è come parlare del mio cazzo, tanto lo amo e l'ho amato. Quella fucilata ha evirato tutti i rappresentanti di una nuova repubblica del sogno dove trovavano libero appoggio i repressi ed i depressi di questio pianeta. Ora la santificazione infastidisce quella critica che ai loro concerti italiani (gli ultimi concerti!!) quelli dei C.S.I.. Questo "senzaspina" non aggiunge nulla al mito e quasi nulla al repertorio. Già che c'erano potevano far circolare la videocassetta, così avremmo potuto vedere ancora una volta quei capelli sporchi e quegli occhi azzurri e farci tanto altro male... ma in fondo, perché piangere? Abbiamo solo perso il miglior gruppo rock del mondo...
"da Jammai nr. 3 - 01/95"

GRANT LEE BUFFALO "Mighty Joe Moon" - Slash/London

Fa urlare spesso le chitarre il buon Grant Lee, ma il suo non è un urlo disperato, bensì un grido di libertà (forse). E' musica per spazi aperti la sua, per corse in auto al limite del deserto, per notti calde e piovose. La sua è la nuova musica d'autore americana (vedi Jeff Buckley) che ci mancava per salvarci dall'ennesima band che cinque anni fa cercava un contratto a Los Angeles ed ora è andata a Seattle. Ci scalda il cuore Grant Lee e non sono in tanti a poterlo fare di questi tempi; lui lo fa con "Mighty Joe Moon" e arriva ad un passo dal capolavoro.
"da Jammai nr. 3 - 01/95"

DEAD CAN DANCE "Toward the within" - 4AD

Eccoli di nuovo, il signor Brendan Perry e madame Lisa Gerrard, due voci che diventano due persone e sfornano un album live, con tanto di videotape. Ci sono molte cose meravigliose, ma non il meglio del magico duo. In video i Dead Can Dance cercano anche di spiegare cosa sia per loro la musica e come riescano a tessere i loro preziosi arazzi. Inutile cercare di capirlo, meglio lasciarsi trasportare da queste composizioni, perfettamente eseguite, tra cui troviamo una cover di un altro animo nobile, Sinead O'Connor, di cui viene riproposta "I'm stretched in your grave".
"da Jammai nr. 3 - 01/95"

JOHNNY CASH "American Recordings" - American Recordings

Johnny Cash??!! Direte, anzi, urlerete voi. Sì proprio lui, l'uomo perennemente vestito di nero, senza essere nè un dark, nè "Er Pecora". Ora è trendy, non tanto per i miliardi di copie di quel country con cui non c'entra un cazzo, quanto perché fa dischi con gli U2 e viene prodotto da Rick Rubin. A quando un succoso death-Nashville con gli Slayer? Da ascoltare dopo dodici ore di lavoro ed il vostro capo si lamenta perché siete dei perditempo. Se proprio il genere vi fa cagare, cercatevi almeno su qualche tv privata minore "Quattro tocchi di campana", western crepuscolare con il nostro Cash e Kirk Douglas; film rigoroso ed epocale.
"da Jammai nr. 3 - 01/95

JEFF BUCKLEY "Grace" - Columbia

Mi sono sempre stati sulle palle i figli d'arte (Christian De Sica, Ylenia Carrisi, Bobo Craxi...) raccomandati di merda senza un briciolo di classe. Questa volta c'è da ricredersi perché il piccolo Buckley odia suo padre Tim (che in pratica non ha mai conosciuto), ma ama il suo dna. Ecco allora uno dei dischi più sorprendenti della canzone d'autore americana. Antiche suggestioni buckleyane ritornano in un contesto moderno che è già patrimonio di altri validi artisti (vedi Grant Lee Buffalo). Il sonno degli "slackers" evapora lungo le highways d'America. Il miglior cantautore (io non odio questa parola) dei prossimi dieci anni.
"da Jammai nr. 3 - 01/95"