STONE ROSE "Second Coming" - Geffen

Chi l'avrebbe mai detto? Chi poteva pensare che nella sua vita terrena potesse assistere all'uscita di ben due dischi degli Stone Roses? Ma soprattutto chi avrebbe scommesso ancora su di loro? Ed invece vi sbagliavate perché questa "seconda venuta" è un disco molto più che onesto. Inciso nell'arco di un anno plutoniano (centosessantasei di quelli terrestri) e corroborato da cause legali, rinvii e casini vari, "Second coming" riporta in auge una formazione che potrà dire molto sul pop inglese, a differenza di tutte le bands pacco della Mad-chester age. Dance suadente, buone melodie e i richiami vari, i più forti da Led Zeppelin a Stereo Mc's. Come invidio i miei pronipoti che potranno ascoltare i terzo album!
"da Jammai nr. 3 - 01/95

PEARL JAM "Vitalogy" - Epic

Probabilmente ha ragione lo spilungone Thurston Moore a paragonarli agli Styx ed ai Boston. Lo capisco. Ascoltandoli si chiederà a che cosa è servita la sua gioventù sonica se si continua a sbavare per il rock degli anni settanta e neamche per quello migliore. Questo disco (lussuosimo nella versione in vinile, da far quasi schifo...) si ascolta quasi esclusivamente per la voce di Vedder che è superbo quando canta, un po' meno quando si lamenta di essere così sfortunato per essere così fortunato di vendere milioni di dischi.
"da Jammai nr. 3 /95 - 01/95

NIRVANA "Unplugged in New York" - Geffen

Parlare di Kurt Cobain è come parlare del mio cazzo, tanto lo amo e l'ho amato. Quella fucilata ha evirato tutti i rappresentanti di una nuova repubblica del sogno dove trovavano libero appoggio i repressi ed i depressi di questio pianeta. Ora la santificazione infastidisce quella critica che ai loro concerti italiani (gli ultimi concerti!!) quelli dei C.S.I.. Questo "senzaspina" non aggiunge nulla al mito e quasi nulla al repertorio. Già che c'erano potevano far circolare la videocassetta, così avremmo potuto vedere ancora una volta quei capelli sporchi e quegli occhi azzurri e farci tanto altro male... ma in fondo, perché piangere? Abbiamo solo perso il miglior gruppo rock del mondo...
"da Jammai nr. 3 - 01/95"

GRANT LEE BUFFALO "Mighty Joe Moon" - Slash/London

Fa urlare spesso le chitarre il buon Grant Lee, ma il suo non è un urlo disperato, bensì un grido di libertà (forse). E' musica per spazi aperti la sua, per corse in auto al limite del deserto, per notti calde e piovose. La sua è la nuova musica d'autore americana (vedi Jeff Buckley) che ci mancava per salvarci dall'ennesima band che cinque anni fa cercava un contratto a Los Angeles ed ora è andata a Seattle. Ci scalda il cuore Grant Lee e non sono in tanti a poterlo fare di questi tempi; lui lo fa con "Mighty Joe Moon" e arriva ad un passo dal capolavoro.
"da Jammai nr. 3 - 01/95"

DEAD CAN DANCE "Toward the within" - 4AD

Eccoli di nuovo, il signor Brendan Perry e madame Lisa Gerrard, due voci che diventano due persone e sfornano un album live, con tanto di videotape. Ci sono molte cose meravigliose, ma non il meglio del magico duo. In video i Dead Can Dance cercano anche di spiegare cosa sia per loro la musica e come riescano a tessere i loro preziosi arazzi. Inutile cercare di capirlo, meglio lasciarsi trasportare da queste composizioni, perfettamente eseguite, tra cui troviamo una cover di un altro animo nobile, Sinead O'Connor, di cui viene riproposta "I'm stretched in your grave".
"da Jammai nr. 3 - 01/95"

JOHNNY CASH "American Recordings" - American Recordings

Johnny Cash??!! Direte, anzi, urlerete voi. Sì proprio lui, l'uomo perennemente vestito di nero, senza essere nè un dark, nè "Er Pecora". Ora è trendy, non tanto per i miliardi di copie di quel country con cui non c'entra un cazzo, quanto perché fa dischi con gli U2 e viene prodotto da Rick Rubin. A quando un succoso death-Nashville con gli Slayer? Da ascoltare dopo dodici ore di lavoro ed il vostro capo si lamenta perché siete dei perditempo. Se proprio il genere vi fa cagare, cercatevi almeno su qualche tv privata minore "Quattro tocchi di campana", western crepuscolare con il nostro Cash e Kirk Douglas; film rigoroso ed epocale.
"da Jammai nr. 3 - 01/95

JEFF BUCKLEY "Grace" - Columbia

Mi sono sempre stati sulle palle i figli d'arte (Christian De Sica, Ylenia Carrisi, Bobo Craxi...) raccomandati di merda senza un briciolo di classe. Questa volta c'è da ricredersi perché il piccolo Buckley odia suo padre Tim (che in pratica non ha mai conosciuto), ma ama il suo dna. Ecco allora uno dei dischi più sorprendenti della canzone d'autore americana. Antiche suggestioni buckleyane ritornano in un contesto moderno che è già patrimonio di altri validi artisti (vedi Grant Lee Buffalo). Il sonno degli "slackers" evapora lungo le highways d'America. Il miglior cantautore (io non odio questa parola) dei prossimi dieci anni.
"da Jammai nr. 3 - 01/95"