GGIOVANI: RAZZA IN VIA D'ESTINZIONE

La voce è autorevole: nientemeno che il Goebbels di MTV Italia, Antonio Campo Dall’Orto (con un cognome così finirà per fare il presidente della Juventus...) il quale, piuttosto preoccupato, ci informa che negli ultimi dieci anni i “giovani” sono calati di due milioni. Se qualcuno si chiedesse cosa intende lui per giovani, la risposta è presto detta: i consumatori che vanno dai 16 ai 35 anni. La conferma arriva da un altro consesso di intellettuali: il Festivalbar, dove il Salvetti junior, non certo geniale come il padre che intuì prima le potenzialità dei juke-box, poi quelle delle tv, ma che arrischiò anche artisti dal vivo come Lou Reed in un momento inconcepibile, confessa che ormai la formula della garetta nelle piazze non funziona più ed i ragazzi si stanno allontanando. Che succede allora? I “ggiovani” stanno veramente scomparendo, oppure si sono rotti le palle delle solite cose? Certo è che da noi la gerontocrazia (riportatemi Demetrio vi prego... no, non Albertini!) è in gran spolvero e gli under 40 si distinguono solo per essere casomai “figli di”, mentre all’estero va diversamente e se pensiamo che in paesi come l’Iran le persone sotto i 30 anni sono il 70%, possiamo immaginarci lo scenario del prossimo futuro. Che fare allora della “sms generation”, quella che, tanto per sparare qualche luogo comune, si inebetisce davanti alla PS, comunica solo a mezzo chat e sogna unicamente una partecipazione al GF? La chiudiamo definitivamente in casa con tutti i suoi gadget e saltiamo alla successiva che si annuncia assai più combattiva o porgiamo loro una mano e cerchiamo di salvarla? Allora iniziamo a darle un futuro, casomai un lavoro non sottopagato e duraturo, una letteratura più interessante, un cinema spettacolare ma non autistico, una musica passionale e non derivativa. Qualcuno però obietterà: “ma il progresso? Quello non lo consideri?” ...certo una volta una ragazza che voleva ottenere un lavoro doveva andare a letto con il capo, ora offre il suo corpo mettendo un annuncio su internet; eccotelo il progresso! Eppure, cara “generazione-mille euro”, come si dice in “Brian di Nazareth” “chi affoga nella merda, la pazienza mai non perda” e guardate Buffon (bella forza: miliardi a parte, ogni sera che torna a casa trova la Seredova!) dice di trovarsi a meraviglia in serie B, perché si era stufato di vedere sempre San Siro o il Bernabeu ed ora può finalmente rimirare le meraviglie di Frosinone e realizzare il sogno di solcare il prato dello stadio dell’Albinoleffe. Quindi carissimi “gggiovani” se non volete diventare una specie rara come il canguro albino, lasciate perdere Mtv e tornando ai Monty Python ricordatevi della canzocina che dice “Look at the bright side of life”.
"da Cacofonico nr. 33 - 10/06"

GORNI KRAMER “The smile of swing” – Via Asiago 10/Twilight

Ci sono stati giorni gloriosi per la musica italiana, giorni coraggiosi in cui qualcuno cercava di opporsi al cancromelodismo imperante che ci ha portato fino al Minghi dei nostri tempi. Kramer, che è sconosciuto ai più, tentò di svecchiare il sound ancorato al melodramma, ma fu irriso, ecco che ascoltarlo oggi gli rende oltretutto giustizia. In Italia siamo capaci di riuscire scavare una volta toccato il fondo, così se si pensava che gli Stadio fossero i peggiori della giostra, ecco che sono arrivati i Subsonica e poi giù fino a Tiziano Ferro, il punto più basso raggiunto (fino ad ora) dalla musica nostrana. Il vecchio Gorni aveva stile, anche fisicamente e le sue composizioni erano assai piacevoli, è bello scoprirle proprio in un periodo in cui nel settore swing furoreggia un cantante da villaggio turistico come Michael Bublè. Si sa che il “facile ascolto” non è affatto facile da realizzare ed oggi come oggi solo Raf in Italia riesce a creare dei piccoli classici, ma tanti anni fa esisteva una fucina di talenti (ricordiamo l’immenso Quartetto Cetra) che innovava la tradizione senza tradirla. Ricordarlo fa bene alla mente oltre che alle orecchie.
"da Cacofonico nr. 33 - 10/06"