STEREO MC'S "DJ Kicks" - Studio K7/Audioglobe

La grande truffa del dancefloor… o meglio i calci bisognerebbe darli a loro questi sfaticati degli Stereo Mc’s che lavorano meno dei funzionari delle poste italiane ed ora sfornano un cd con il loro bel nome sulla copertina, mentre a loro firma c’è solo un brano ripreso tre volte. Antologia dunque e, seppur piacevole, almeno disonesta o meglio malandrina, come direbbe qualcuno. Se avete soldi da buttare fatelo, ma con le vacanze alle porte e la nuova finanziaria al ritorno dalle ferie non ve lo consiglio.
"da Jammai nr. 35 - 05/00"

SONIC YOUTH "NYC Ghosts & flowers" - Geffen

Come ci avviciniamo al trecentesimo album dei Sonic Youth? Diciamo che nonostante il tempo che passa, la scena indie deve fare sempre i conti con loro, oppure asseriamo che purtroppo il tempo passa e la loro formula ormai è annacquata? In pratica si tratterebbe dello stesso discorso, solo che stavolta c’è dell’altro. Da anni Moore, moglie ed amici, diffondevano le loro idee, sempre sotto forma di canzoni, certamente di buon livello, con ben impresso il loro marchio, ma priva di quella sinistra magia che li aveva accompagnati fino al periodo della popolarità planetaria. Su questo “My ghost..” la tensione è tornata ed insieme ad essa anche la voglia di sperimentare, facendo di questo disco il più bello ed interessante dai tempi dell’inarrivabile (non solo per loro) “Daydream nation”. Siamo felici di questo ritorno, anche perché finalmente i nostri incubi, od i sogni più contorti, hanno di nuovo la loro colonna sonora.
"da Jammai nr. 35 - 05/00"

PATTI SMITH "Gung Ho" - Arista

Tutte le volte che mi trovo al cospetto di questa signora del rock, mi emoziono, quindi le mie parole non sono mai equilibrate, ma sempre di parte. Cosa posso farci? Nulla. Già dagli oceanici concerti della fine degli anni settanta porto dentro di me il suo sguardo tagliente e la sua voce asfaltata ed oggi, che non riempirebbe il piazzale antistante ad una chiesa, mi trovo ad amarla nella stessa maniera, seppur riconosco che i brani memorabili sono meno di un tempo. C’è da segnalare che certo rock chitarristico, quello buono, intendo, non certo quello dell’ultimo Santana, sta nuovamente facendosi strada e la nostra signora si trova all’avanguardia pur non muovendosi di un millimetro. Certo che ad ascoltare dischi come questo non si può far meno che considerare il campionatore nient’altro che una propaggine della playstation.
"da Jammai nr. 35 - 05/00"

SMASHING PUMPKINS "Machina/The machine of God" - Virgin

Con la puntualità che mi/ci contraddistingue andrò a recensire l’ultimo (ora in tutti sensi) lavoro di Corgan & soci (ammesso che i soci avessero voce in capitolo). Devo ammettere che essendo assolutamente refrattario da sempre agli entusiasmi nei loro confronti, avrei preferito non occuparmene, ma poi l’ascolto di questo album si è rivelato più piacevole del suo titolo simil romanesco nella prima parte e così insopportabilmente definitivo nella seconda . I suoni sono sempre eccellenti, ma questa volta le canzoni sono più dirette, meno masturbate, forse perché il suo leader si è stancato di recitare la parte della star sulla cima della classica torre di avorio. Il gusto generale è deliziosamente retrò, non tanto per i richiami alla new-wave, qui invece meno presenti, quanto per certe cadenze simil grunge che però non disturbano. Un disco quasi più rilassato e con meno fantasmi, anche se come al solito troppo lungo. …and now mr. Corgan?
"da Jammai nr. 35 - 05/00"

ROLLINS BAND "Get some go again" - Dreamworks

Il ritorno dell’Omone con il gruppone che suona punk come lo si suonava ai bei tempi, quando cioè il punk non era altro che rinascita dell’unica forza primigenia del rock’n’roll: la ribellione. Questo sognavamo da tempo e questo l’Omone di Compton ci consegna. E’ bello vedere che se quasi tutti vanno verso il tramonto, altri percorrono la strada in senso opposto. E’ ancor più bello ascoltare qualcosa di semplice, ma coinvolgente, senza scadere nel revival, mentre tutti si rompono la testa a cercare inutili alchimie di “suoni nuovi”. Lo stesso Omone ha dichiarato di voler tornare indietro, ma la sua non è certo nostalgia, del resto non crediamo ne sia capace, ma solo la disperata ricerca di un periodo in cui il rock era qualcosa di terribilmente reale e non colonna sonora per sfilate (e sfigate…) di moda.
"da Jammai nr. 35 - 05/00"

MORPHINE "The night" - Rykodisk

Sarebbe facile fare dell’umorismo macabro e dire che questa musica è lenta da morire, cosa fra l’altro non vera, oppure essere ancora più cinici ed osservare che uno che si chiama uomo-sabbia doveva finire presto sotto terra. Si può anche osservare che un nome come Morfina poteva solo portar sfiga, ma è tutto inutile. La voglia di provocare sparisce, non per rispetto di fronte alla morte (dipende da chi muore…) ma perché il potere più grande della musica di questa band è quella di disarmare, di renderci totalmente inerti pronti solo a consegnarci a quello che è sul pentagramma ed in nessun altro luogo. In pochi sono arrivati così vicini alla vera essenza della musica negli ultimi tempi come loro, ma poi una maledetta notte d’estate si son dovuti fermare, proprio loro, con tutto l’orrido post-rock che c’è in giro, ma la vita è fatta così. Ora questo disco li onora e fa capire, se ce ne fosse bisogno, l’importanza dei loro suoni nell’ultimo scorcio del secolo ormai andato.
"da Jammai nr. 35 - 05/00"

EELS "Daisies of the galaxy" - Dreamworks

Gira che ti rigira il pop ti tormenterà sempre. In lungo ed in largo il fantasma dei baronetti infesterà le notti dei song-writers meno brutali, così come la parola psichedelia rovinerà la digestione a tutti coloro che comporranno ballate bucoliche in contesti modernisti. E’ successo a tutti, ma non credo che a Mr. E (un altro con la menata dell’artista-un-tempo-chiamato-in-un-altro-modo) di tutti ciò importi granchè. A dire il vero nemmeno a noi, altrimenti come accettare una ballata in odore del Waits più lirico intitolata “It’s a motherfucker”. La cucina del signor E è molto semplice seppur saporita e va bene per tutte le stagioni, in fondo cosa chiedere di più ad un cuoco?
"da Jammai nr. 35 - 05/00"

BECK "Midnite vultures" - Geffen/BMG

Vi farò una rilevazione clamorosa: sapete chi ha ispirato Beck? Mia madre! Infatti Mr. Hansen, ha tratto il gusto dell’eccesso dalla cucina che da sempre cerca di nutrirmi con troppe calorie ed accostamenti di ingredienti impossibili. I suoi banjo nei brani simil-dance, stanno al formaggio sul risotto di pesce, gli inserti elettronici nelle ballate sono i biscotti al cioccolato serviti insieme al caffelatte mattutino. Niente di disgustoso, ma indubbiamente bizzarro ed eccessivamente calorico. Come sempre la mite apparenza di Beck nasconde una micidiale voglia di uscire dagli schemi che però ogni tanto lo rende vagamente insopportabile. Simpatico sì, come i suoi video, ma certo non un genio.
"da Jammai nr. 35 - 05/00"