SUGAR "File under easy-listening" - Creation

"Classificare sotto facile ascolto" .... simpatico Bob Mould, ma è ovvio che non bisogna dargli retta; gli riesce comunque meglio il mestiere di compositore di canzoni che quello di umorista. Infatti qui c'è poco da ridere e molto da emozionarsi, perché siamo alla cosa più vicina agli Husker Du che sia stata fatta dopo "Warehouse:...". C'è voluto un po' di tempo e due dischi solisti validi che però erano troppo morbidi per i duri e viceversa, ma ora ci siamo. Quella voce e quella chitarra "così distorta" e "così davanti" messe al servizio di quelle ballate che, diciamolo pure, ci mancavano.
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

SEBADOH "Bakesale" - Sub Pop

Ad aprile si è aperta tragicamente la caccia ai nuovi Nirvana. I Sebadoh si toccheranno le palle, ma potrebbero essere proprio loro a portare a compimento il disegno del "grunge", prima che diventi chissà che cosa. Del resto chi meglio di loro ha saputo distillare ultimamente l'essenza del suono nevrotico ed urbano dei Sonic Youth mischiandolo a quello narcolettico dei Dinosaur Jr.? (Traduco: chi ha composto canzoni più belle di queste?). Forse i cincischiatori Pavement? Oppure i tanti capelloni del nord-ovest? "Bakesale" è quindi, a dispetto dell'anonima copertina, un disco che colpisce e sicuramente se ne sentirà parlare per molto tempo.
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

R.E.M. "Monster" - Warner bros.

Chi è il "mostro" secondo i R.E.M.? Io lo so: Maurizio Seymandi!!! Infatti il gruppo di Athens approda ormai alla top ten ad ogni sua uscita discografica e deve sottostare agli obblighi della celebrità, quindi partecipare a quelle merdate che fanno tanto "odiens". Nulla in contrario anzi, ci fosse sempre gente così in tv andrebbe meglio anche in parlamento), ma la musica dei R.E.M., indipendemente dal suo successo, era dotata di altra magia e questo odore celebrativo che fa tanto "simpolmainds" non convince. Meno noiosi di "Out of time", ma anche meno spontanei di "Automatic..", qui su dodici brani solo tre o quattro ricordano i veri R.E.M., il resto è routine e poco conta che le chitarre siano tornate elettriche ed addirittura distorte.
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

PUBLIC ENEMY "Muse sick-n-hour mess age" - Def Jam

I Public Enemy hanno rotto le palle? Impossibile a dirsi fino a qualche tempo fa per quelli che rimarranno sempre i pionieri di uno stile musicale che ha segnato indelibilmente la nostra epoca. Eppure in questo disco, ennesimo doppio a lunga durata, qualcosa non convince o meglio, non da' la scossa come nelle altre occasioni. Non è certamente stato il martellamento radio/discotecaro della loro "Give it up" a stancarci, ma stavolta si fa veramente fatica ad arrivare in fondo. Forse è più un momento di riflessione che un passo falso.
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

LUSCIOUS JACKSON "Natural ingredients" - Grand Royal

L'anno scorso se ne sono accorti in pochi di "In search of Manny" mini-lp d'esordio di questo gruppo composto da tre donne ed un uomo e fu un grave errore. Fatto sta che alla fine, stando ai soliti "readers' polls", le Luscious Jackson si sono ben piazzate in tutta Europa, Italia esclusa naturalmente (noi eravamo troppo impegnati a scegliere fra Fiorello e Masini). Si attendeva comunque una conferma che è arrivata puntualmente. Grooves caldi, giusto speziati da interventi di strumenti atipici come il flauto traverso, rap leggero e qualche escursione nella psychedelia. Un cocktail non troppo alcolico, ma piacevolissimo.
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

GOD MACHINE "One last laugh in a place of dying" - Fiction

Più che la macchina di Dio trattasi di una macchina umana, quella dell'amore e dell'odio, forse dolo del dolore, dei sentimenti comunque. Certa critica ama definire catartica questa musica, anche perché influenzata dall'idea della morte di Jimmy Fernandez; in verità è solo musica "rallentata" per capire meglio l'intensità della vita, che non è mai nè troppo bella nè troppo brutta, ma ha solo il difetto di finire, spesso nel momento sbagliato. Questo disco è infatti immerso nel bianco della copertina e non è dunque una funerea celebrazione, ma solo uno dei momenti più intensi di questo 1994.
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

DIAMANDA GALAS with JOHN PAUL JONES "The sporting life" - Mute

La coppia più assurda dell'anno!!! Ad un certo punto la perfida Diamanda decide di fare un disco rock, ma a modo suo e chiama un tizio che la storia del rock l'ha fatta, anche se in silenzio; ne viene fuori un ibrido di sconcertante e vibrante bellezza. Qui dentro c'è tutto e il contrario di tutto: Maria Callas con i Pearl Jam ed il fantasma di Morrison con la voce di Stratos (connazionale della Galas e pure della Callas, ma che ci fanno alle ugole in Grecia?). Alla fine si è sconvolti più che ad un concerto grind, ma con molte più cose "dentro". Diamanda ha fatto vedere al suo odiato nemico Axl Rose che è capace di invadere il suo campo e batterlo; sarà capace il capellone californiano di smettere di fare il deficiente?
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

DINOSAUR JR. "Without a sound" - Sire

Un'altra beffa di J. Mascis: intitolare un disco "senza un suono" proprio lui che è uno dei pochi ad avere un "suo" suono e proprio lui che quando ci si mette fa un casino pazzesco. Siamo però abituati alle stranezze di uno degli individui più pigri del mondo, che però ha infilato una serie di dischi memorabili (evidentemente la TV, che Jay adora, non fa così schifo dalle sue parti...). Questa volta però abbiamo fatto un passo indietro: meno follia, più preparazione e più levigatezza non hanno giovato al risultato finale, anche se le chitarre e la voce sono quelle di sempre. Forse i Dinosaur Jr. potranno così arrivare ad un pubblico meno underground, ma noi preferiamo il cuore ai dollari, anche perché in ogni caso non li incassiamo noi!
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

JULIAN COPE "Autogeddon" - Echc

Siete quelli che si son chiesti che fine aveva fatto Julian Cope, o meglio dove erano finiti i suoi neuroni? La risposta in questo disco: non lo sa nessuno! Distrutto emotivamente dalla distruzione della terra, ha deciso di autodistruggersi (a questo, a dire il vero, ci aveva già pensato tempo fa...); ecco allora che appaiono sue foto da malato terminale, senza capelli e dal viso invecchiato. Che sia una messa in scena? "Autogeddon" non lo dice, perché ha sempre quell'aria da apocalisse prossima ventura, ma ha un suono che arriva in punta di piedi, che ci riporta indietro, a volte fin quasi ai Teardrop Explodes. Forse la fine non è che un nuovo inizio.
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

BODY COUNT "Born dead" - Virgin

Si ha sempre una certa ritrosia a parr male di Ice-T e dei suoi accoliti; un po' per il rischio, un po' perchè il personaggio è così diretto, lineare e soprattutto importante che sbarrargli la strada con argomentazioni critiche a volte non sembra neppure giusto. Comunque i Body Count visti dal vivo sone meglio di quelli su questo disco, anche se quelli su questo disco sono meglio di quelli del disco precedente (un gran bel discorso, complimenti!!!) In parole povere: sono tutti migliorati a livello strumentale, ma quello che manca è la qualità dei brani che, a parte la title-track e pochi altri, si fermano al trash-metal dozzinale. Se questo disco l'avesse fatto vostro cugino di Casalpusterlengo, non se lo sarebbe filato nessuno. Belli invece i testi, perché quelli sono veramente "vissuti".
"da Jammai nr. 2 - 11/94"

AMERICAN MUSIC CLUB "San Francisco" - Virgin

Questo disco degli American Music Club è il disco meno "american" della loro carriera, anche se s'intitola "San Francisco" e parte dalle stesse radici: la canzone d'autore americana. Sarà per una maggiore vitalità e conseguente maggiore sviluppo delle parti ritmiche, ma qui c'è più pop ed in particolare di marca inglese. A volte si sentono echi di House of Love (quelli dei primi singoli, i migliori...), a volte il solito e rarefatto e malinconico Mark Eitzel. In ogni caso un gran bell'ascoltare!
"Da Jammai nr. 2 - 11/94"