ULAN BATOR "Polaire" - CPI/Polygram

Questo volume dei taccuini si distingue per essere uno dei meno inutili. Lo snobismo del Consorzio che, sulla carta rende udibili progetti destinati all’oblìo, non può farci dimenticare che questa collana oltre che di basso prezzo è anche di basso profilo. Un plauso comunque per averci dato modo di trovare sul suolo italico questo lavoro che riassume i primi due album di questa band francese, che ha tanti punti di contatto con i Sonic Youth, ma con un’attitudine meno nevrotica. Da ascoltare assolutamente. Una domanda : Ferretti li avrà deciso di distribuirli solo per il nome ?
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

SHELLAC "Terraform" - Touch and Go

Quiz da terza media degno dei sondaggi proposti da Domenica In (con cui comunque abbiamo scelto l’immagine dell’Italia da mettere sull’Euro.... Voi cosa avreste votato ? Io avrei optato per il decoltè di Sophia Loren a vent’anni....) è meglio Albini suonatore, o l’Albini produttore ? Sinceramente paiono sopravvalutati tutti e due, o meglio, come Nanni Moretti, si è indecisi se ammirarli o considerarli degli stronzi a cinquanta carati. Penso che la cosa comunque non interessi minimamente al buon Steve, che va avanti per la sua strada e ripropone un rock spigoloso e pieno di spunti interessanti anche se quasi studiato a tavolino. Il post-rock (l’etichetta più imbecille del pianeta dopo il pulp-core) è vicino, il rigoroso frastuono dei Big Black molto lontano.
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

MOONSPELL "Sin/Pecado" - Century Media

Metallari portoghesi ? Pensavo fossero coloro che non pagano il biglietto ai Monsters of Rock.... Invece questi Moonspell sono connazionali di Paulo Sousa e, come lui, uniscono la potenza all’eleganza, tirando fuori un disco che del metal classicamente inteso ha ben poco. Non lo scopriamo certo oggi, ma questo spostamento di attenzione dai canoni ormai trasfigurati del rock estremo a suggestioni più melodiche, quasi mediterranee, è decisamente notevole. Più che la vena darkeggiante questa volta i Moonspell mettono in mostra una capacità compositiva assai ariosa anche se spesso complessa. Largo dunque ai ricordi di band new-wave dei primi anni 80, ma anche ai Metallica più recenti e questo dovrebbe portar loro molto bene....
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

MOBY "I like to score" - Mute/BMG

Ecco un altro sonorizzatore molto di moda negli ultimi anni. Le questioni sono sempre le solite: sono dei geni ? dei millantatori ? degli spaccapalle ? il futuro della musica rock ? la fine della medesima ? Lasciando questi quesiti ad uno dei tanti inutili referendum degli altrettanto inutili giornali specializzati della penisola ; basta una considerazione per capire le intenzioni di gente come Moby. In quest’album è presente una cover di una colonna sonora di un film di James Bond, quindi il massimo del glamour ed un’altra di una canzone dei Joy Division (molti metallari dell’ultima generazione farebbero bene a recuperare l’originale, capirebbero molte cose....) il massimo della glacialità. La cosa è importante perché fa intuire quanto poco interessino le correnti ed i movimenti ai nuovi compositori, chiusi nel loro autistico mondo fatto di scatolette elettroniche. Il disco è piacevole e modernissimo, ma non è ciò di cui abbiamo bisogno.
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

KYUSS "Queens of stone age" - Man's ruin

Autentico ritorno al futuro per questa band che non si capisce bene se sia sciolta o si stia riformando. Fa sempre piacere comunque riascoltarli, anche se il materiale è quasi tutto edito. I Kyuss, non bisognerebbe dimenticarlo, fanno parte di quell’insieme di band che, senza asfissiare, ha ridato vita ad un concetto antico di musica rock, ammodernandolo ed anche questo lavoro ne è valida testimonianza.
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

JUNE OF 44 "Four great points" - Quarterstick

Quando non sapete dove sbattere la testa nel r’n’r prendete un disco dei Velvet Underground e risuonatelo, andrà sempre bene. Questa band della nuova ondata (a proposito chi sa che cazzo è successo nel giungo del ’44 ?) che si può definire agit-prop-psic-pop, l’ha capita e rivernicia intuizioni che furono di Cale e Reed. Certo non è tutto qui e c’è anche una parte loro (la meno interessante), ma non so quanto questa psichedelia nomade e minimalista possa riscaldare il cuore. La mente forse, ma non quella piena di problemi e vuota di lisergicità dei nostri giorni.
"da Jammai nr. 23 - 05/98