SOPHIA "Fixed water" - Flower Shop

Chi ha amato i God Machine all’inizio resterà di stucco, ma non tarderà a riconoscersi nello “spleen” malinconico di quello che è stato uno dei gruppi più grandi, ma più sottovalutati degli ultimi anni. Qui manca la componente “sinfonica” dei loro lunghi brani ed ascoltando i Sophia, sembra di trovarsi di fronte ad una band formata da Robert Smith e Neil Young . Spesso si ascolta la parola “felicità”, ma non ci crede nessuno. Questo “Fixed Water” ha un sapore amarognolo, ma avvolge intensamente e, superato un primo momento di noia apparente, le sue canzoni vi entreranno in testa e non vi molleranno più. Come accade per “Are you happy now ?”, già adesso uno dei brani più belli dell’anno.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

MANSUN "Attack of the grey lantern" - Parlophone/EMI

Occhio a questa band ! C’è da scommetterci, anche se nel music-biz nulla è certo, che faranno il botto. Almeno non lo fanno i nostri coglioni, al cospetto dell’ennesimo gruppo britannico che rimette in circolo tutto il passato connazionale. Il loro sound è notevole perché, anche se sputtanatamente commerciale, non fa incazzare e sorprende spessissimo. I riferimenti sono numerosi, dalle cose migliori inglesi di metà anni ottanta, alle peggiori. Infatti in alcuni brani richiamano addirittura i Simple Minds ed, udite udite, i Duran Duran che, mi dispiace tantissimo ammetterlo, ma qualcosa di notevole agli esordi l’hanno combinato. In più è un album pop, ma con composizioni molto lunghe. Gradevole, vedremo in futuro che cosa saranno capaci di fare.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

MAKAVELI "The Don Killuminati" - Death Row

"Fortunata quella terra che non bisogno di eroi" diceva il vecchio Bertoldo. "Soprattutto se sono rappers" aggiungiamo noi. Tupac Shakur ha goduto di una fama immeritata. Varie volte nei guai per stupro, tentato omicidio ed amenità del genere, è stato adottato da certa critica "militante" e messo nella schiera di quei "jail heroes" ingiustamente schiacciati dalla micidiale macchina della giustizia americana. Cazzate. Shakur non è Silvia Baraldini (a proposito: nonostante il presunto interessamento di tutti i governi sia di destra che di sinistra è ancora condannata all'ergastolo per aver nient'altro che aiutato una detenuta, purtroppo per lei cubana, a fuggire). Non è neanche Ice-T. Non serve aalla causa nera e non sensibilizza il popolo bianco e, visto la fine che ha fatto, non era neanche un gran gangster. Questo disco poi è noioso come solo i dischi noiosi di rap sanno esserlo.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

LUSCIOUS JACKSON "Fever in fever out" - Grand Royal/Capitol

Regolarmente snobbate dal grande pubblico, che si masturba per le frigidità finto-rap delle Spice Girls e non osannate quanto basta dalla critica, più attenta casomai all’exotica che negli anni 70/80 ci ammorbava la vita ed oggi è à la page, le Luscious Jackson vanno avanti tranquillamente per loro strada, inanellando un album più bello dell’altro. Che “Fever in Fever out” sia cosa notevole se n’è accorta pure l’Amenta, una che è riuscita a parlar bene anche degli Assalti Frontali, ma il suono delle quattro ragazzette, non belle ma sveglie, è decisamente eccitante. La produzione di Lanois ci faceva temere il peggio, conoscendo il suo mixage al bromuro, ma evidentemente le cuginette dei Beastie Boys, con la loro formula che ruba sia dal Bristol-sound che dagli Earth, Wind and Fire, hanno avuto la meglio e il disco prende quota, man mano che lo si ascolta.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

CHEB KHALED "Sahra" - Barclay

Altro che London’s Burning... è Algeri ora a bruciare veramente. Fiamme di odio, odore di guerra e non solo civile ; sapore di povertà, storie di gente che non ha nulla da perdere, se non sé stessa e perde sé stessa dietro ciechi disegni omicidi. Dio, Allah, Buddha, Visnù e chiunque altro operi nell’Alto Dei Cieli, benedica artisti come Khaled, che, giorno dopo giorno, non fanno altro che commettere il terribile crimine di trasmettere la gioia di vivere. Questo suo lavoro è molto simile a tutti i suoi precedenti, mischiando tradizione maghrebina, canzone francese e suoni caraibici, ma non stanca mai. Forse perché l’energia che il buon Khaled mette nei suoi dischi è forte e sincera ed arriva dritta al nostro cuore. Alcuni potranno considerarlo solo un albumetto commerciale ; saranno gli stessi che parlano di tradimento dell’autentica musica etnica, degni compari di coloro che vaneggiano di vendere l’anima al diavolo. Mentre ascoltavo “Sahra” decine di persone in Algeria venivano sgozzate ed in Francia veniva votata la legge più razzista dai tempi del caro Adolf ; inutile dire che nel nostro parlamento è seduta gente che vorrebbe aprire campi di concentramento per omosessuali. E’ questo mondo, non un altro ed artisti come Khaled, anche se non cambiano il mondo, possono almeno farci sentire meglio.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

ELENI KARAINDROU "Ulysses' gaze" - ECM

Questa altro non è che la colonna sonora del film di Theo Angelopoulos “Lo sguardo di Ulisse”, ormai uscito nelle sale un anno fa e disponibile in video-tape da mesi. Questo disco però è stato irreperibile per lungo tempo e, per lavori come questo, non è mai troppo tardi per parlarne. Il film è una mattonata di due ore e mezzo con un inizio esaltante ed un finale del cazzo, ma vale la pena di essere visto, soprattutto se vi siete esaltati per storielle veltroniane come “Il postino” o pensate, erroneamente, che “Underground” sia una grande opera d’arte. La colonna sonora è invece un autentico incantesimo. Una serie di straordinari movimenti di stampo mahleriano, ma suonato nei balcani ; oppure se vogliamo, un impossibile incontro fra Puccini ed i Pink Floyd. Il pregio maggiore di questo lavoro sta nella viola di Kim Kashkashian, ma è tutta l’opera a commuovere ed esaltare. Uno dei rari soundtracks che riesce a vivere anche senza le immagini.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

FLUFFY "Black eye" - Virgin

Carine le Fluffy, indubbiamente... Ma la musica? Queste irlandesine scoprono il settantasette con solo vent'anni di ritardo, ma non è colpa loro se all'epoca erano soltanto simpatici spermatozoi. Si deve ricordare però ai più giovani che, nonostante la loro grinta, nonostante brani che a volte citano i Clash ed altre gli Stooges e nonostante l'aspetto indubbiamente gradevole, le Fluffy sono un gruppetto di merda, anche se si fanno ascoltare con piacere, ma lo stesso accade con le Spice Girls.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

DAVID BOWIE "Earthling" - BMG

Se ai tempi di “Heroes” vi avessi pronosticato che un giorno Bowie sarebbe apparso a Sanremo, avreste pensato le stesse cose che penso io dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Bossi. Invece è accaduto, ma non c’è da stupirsi ; i tempi cambiano, per fortuna e il Duca astutamente non rinuncia ad una ribalta televisiva da dieci milioni di persone. Del resto come può trovare nuovi stimoli un uomo che ha appena compiuto cinquant’anni (per intenderci : è più vecchio di Fini, Casini e D’Alema, ma spiritualmente sembra loro nipote), che è ricchissimo, è sposato con una delle donne più belle del pianeta (altro che Pamela Anderson, trendisti del cazzo !) ed è, bene o male, coccolato dalla critica qualsiasi cosa faccia ? Eppure l’ex signor Polveredistelle riesce sempre in qualche modo, se non a cambiare il corso della storia del rock, come ai tempi della trilogia berlinese, almeno a graffiare. E’ il caso di questo disco dove mette insieme antiche suggestioni glam e nuova tecnologia. Non tutti i brani sono riusciti, ma è anche vero che la band che lo accompagna è, stranamente, la più scarsa di tutti i tempi.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

BABY GOPAL "Fearless" - Banda Bonnot

Gran bel disco! ...e grande sorpresa nello scoprire che questi britanicissimi suoni provengono da New York, ma la Grande Mela, si sa, is not America, bensì tutto il mondo. Veramente piacevole sotto ogni punto di vista, anche se molti lo tratteranno con la puzza sotto il naso (stessa cosa accaduta un anno fa con il capolavoro dei Garbage...). I padrini di questa operazione sono evidenti: Lush, My Bloody Valentine ed addirittura Cocteau Twins, ma è forse la migliore "cosa pop" ascoltata negli ultimi mesi e se deve proprio ritornare la new-wave speriamo che sia di questa pasta.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

AA.VV. "The Smiths is dead" - Les Inrockuptibles/Sony

C'è già bisogno di un revival degli Smiths e questo grazie ai danni del britpop. I primi a pensarci sono i francesi di "Les Inrockuptibles" che, per chi non lo sapesse, è il miglior giornale di cultura musicale, ma non solo, del mondo e quel mensile italiano, ora settimanale, che dice di ispirarsi ad esso, non solo è lontano anni luce (loro non darebbero la copertina a cadaveri quali Ligabue e Litfiba...), ma mai riuscirebbe a fare un omaggio così intelligente, viste anche le cassettine a suo tempo allegate, con musicisti di straordinario valore quali gli Interno 17 o i Timoria (forse non erano loro, ma il livello era quello...). Finalmente è chiaro il grande valore di Morissey e Marr, non tanto per le composizioni che possono piacere o no, ma per l'evidente influenza sulle generazioni a venire. Con francesissimo snobismo questo album s'intitola "Gli Smiths è morto" e celebra senza tanti fronzoli il miglior disco (per loro) di questi dieci anni di Les Inrockuptibles. Naturalmente non è vero. "Warehouse..." degli Husker Du, "Daydream nation" dei Sonic Youth, un certo "Nevermind" e, per stare in Europa, vengono in mente al volo Wedding Present e Sugarcubes. Addirittura "The Queen is dead" non è neanche il miglior disco degli Smiths, ma ascoltare "Vicar in tutu", brano alla Therapy? prima che i Therapy? si formassero, o quel divertissment di "Some girls..." che da luce anche ad un gruppo opaco come i Supergrass, fa riflettere ed inevitabilmente sospirare.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"