BEASTIE BOYS "Hello Nasty" - Grand Royal/Capitol

Cosa è successo a questo mondo se anche i BB stancano dopo quattro brani su un CD ? Sarà colpa mia che ultimamente non sopporto nulla (eppure sono ancora abbastanza giovane, ho una vita sessuale eccellente, non sono oberato dai debiti, non voto Lega e non tifo per il Napoli) oppure sarà colpa della loro amicizia con il Dalai Lama (un simpatico vecchietto pacifista, giustamente ammirato, che però ultimamente si è detto favorevole alla corsa atomica dell’India che, detto fra noi, ha tutt’altri problemi). Resta il fatto che se gli esordi dei ragazzi bestiali ci avevano fatto sbellicare dalle risate ed il seguito ci aveva sorpreso, ora ci sentiamo come i marziani che scendono sulla Terra pensando di trovare chissà quale civiltà, accendono la tv e vedono un capo di una superpotenza a caso, chiedere scusa al mondo perché si è trombato la segretaria. Un bel passo indietro.
"da Jammai nr. 26 - 11/98"

SONIC YOUTH "A thousand leaves" - Geffen

E’ arrivata la resa dei conti per la gioventù (per modo di dire avranno tutti 50 anni...) sonica ? A sentirli non sembra, il marchio è ancora quello, ma ormai stanno all’avanguardia quanto i libri di Biagi stanno alla letteratura. La loro spinta innovatrice si è esaurita, o cambiano strada o cambiano mestiere.

SMASHING PUMPKINS "Adore" - Virgin

Anche i grandi sbagliano... avevo infatti pronosticato una vittoria dell’Italia ai mondiali e pensavo che dagli Smashing P. ci fosse ben poco da aspettarsi di buono. Sbagliavo in entrambi i casi. Infatti a Maldini la tintura per i capelli deve essergli colata nel cervello ed a dispetto di una vecchia canzone, ha pensato che Baggio fosse proprio un miraggio, mentre Billy Corgan senza tante pippe, ha realizzato l’album più bello della sua carriera. Lontano dalle logorroiche suites precedenti e più autoironico del solito (vedi dichiarazioni e video) con un piede nella new-wave ed una manina sull’elettronica moderna, nonostante si presenti in pubblico come il leader dei Classix Nouveau, in molte tracce si sente odore addirittura di Rolling Stones e finalmente abbiamo voglia di ascoltarlo a lungo.

"da Jammai nr. 26 - 11/98"

SLAYER "Diabolus in musica" - American

Se c’era bisogno di farlo, gli Slayer con questo disco dimostrano di non essere un fumetto, ma musicisti sorprendentemente maturi. Tutte le chiacchiere sul loro nazistismo non sono aria fritta, perché certe simpatie non ci vanno certo giù, ma loro continuano a negare e, se vogliamo continuano anche a menare. Sembra che dopo aver fatto decine proseliti, che si contano sia nel campo metal che in quello hardcore, abbiamo tratto linfa vitale proprio dai discepoli per affermare con forza che è ancora loro lo scettro del suono più estremo.
"da Jammai nr. 26 - 11/98

PITCHSHIFTER "www.pitchshifter.com" - DGC

Disco estremo ? Può darsi, ma ormai il concetto di estremo è andato a farsi friggere da un pezzo. Qui troviamo soprattutto quel sound estremo che è sinonimo di “moda”. Il sito dei Pitchshifter è dunque interessante, ma non si discosta molto da tante altre cose che in questo periodo riescono anche a finire al Festivalbar. A metà strada tra Prodigy e Fear Factory senza essere né uno, né l’altro.
"da Jammai nr. 25 - 09/98"

MASSIVE ATTACK "Mezzanine" - Virgin

Geni o millantatori ? Rinnovatori del verbo soul o moderni e astuti rimescolatori di tendenze ? Queste domande ce le poniamo ormai da troppo tempo e soprattutto con troppi artisti, quindi o non capisco nulla sul trend musicale degli ultimi due anni o qualcuno sta facendo il furbo. Io trovo semplicemente questi Massive Attack gradevoli, con qualche ideuzza interessante (vedi i sinuosi lavori di chitarra), ma da qui a dire che questo è il suono del duemila, ne passa, altrimenti questo scorcio di secolo è il più scadente nella storia dell’uomo.
"da Jammai nr. 25 - 09/98"

LISA GERRARD & PIETER BOURKE "Duality" - 4AD

Parafrasando un vecchio film : non bastano due per fare una coppia... almeno una coppia come i Dead Can Dance. Così se prendi questo tal Bourke e lo sostituisci a Perry (non quello di Beverly Hills) la magia evidentemente sparisce. La simpatica Lisa però giustamente ci fa sapere che non dobbiamo fare paragoni, ma noi siamo comunque degli stronzi e li facciamo. Quindi se adorate questa voce (come noi) comperate questo cd, se pensate alle vette di “Into the labyrinth” lasciate perdere.
"da Jammai nr. 25 - 09/98"

GARBAGE "Version 2.0" - Mushroom

Che siano tempi strani l’ho già ripetuto fino alla nausea, ma che dire di questi “Monnezza” (calmi, Tomas Milian non c’entra...) che dopo un disco d’esordio esaltante ti rifilano una seconda opera quasi mediocre ? Una volta (o dovrei dire ai miei tempi ?) una band maturava verso il terzo/quarto album, oggi al terzo singolo sono cotti come la difesa del Milan a fine campionato. Cosa si muove sotto il cielo, a parte i critici che avevano snobbato il disco precedente e, credendo di essere furbi, incensano questo ? Non so che dire, a parte il fatto che sono molto triste.
"da Jammai nr. 25 - 09/98"

FUGAZI "End hits" - Dischord/Southern

I soliti Fugazi, mi verrebbe da dire di primo acchito, ma poi ci penso su, li riascolto e ci trovo qualcosa di nuovo, poi li riascolto e commento “ma sono sempre gli stessi”, poi di nuovo “questo però è un nuovo spunto”. Insomma se siete Fugaziani lo adorerete, altrimenti lo coprirete di merda e se siete come me, continuerete all’infinito a porvi delle domande (ma vi è mai capitato di farlo con un disco dei Rancid ?).
"da Jammai nr. 25 - 09/98"

JERRY CANTRELL "Boggy depot" - Columbia

Un disco degli Alice in Chains senza gli Alice in Chains. Un disco di fantasmi dunque. Sicuramente uno spettro si aggira in questi solchi (anzi trattasi di fori infinitesimali) ed è quello del signor Staley. Un po’ perché lo è veramente, entrando ed uscendo da case di cura e partecipando a progetti che poi svaniscono nel nulla ed anche perché ascoltando questo lavoro ci si aspetta sempre che prima o poi parta la sua voce. Non vorremmo sminuire troppo “Boggy depot”, ma sicuramente la casa madre fabbrica auto più lussuose, mentre qui, dopo una buona partenza (i prime tre brani sono notevoli) si fa fatica arrivare alla fine.
"da Jammai nr. 25 - 09/98"

JEFF BUCKLEY "My sweetheart the drunk" - Columbia

.... e tornammo a riveder le lacrime... al posto delle stelle. Stelle cadenti nella loro notte, quella del X agosto, che una tradizione marinara chiama la notte degli annegati. Non si deve fare il bagno la notte di San Lorenzo, perché le anime dei morti vengono a terra e trascinano con loro qualcuno. Chi ha preso l’anima di Jeff ? Forse Kurt, l’ultimo altro grande “giovane” che abbiamo potuto ammirare in questi tempi grami. Gli ha detto : “Che ci stai a fare qua ? C’è un posto più bello di questo” e lui ci ha creduto, ma non era vero. Il posto migliore è proprio questo qui. Leggende popolari e leggende viventi come Tom Verlaine, l’uomo della chitarra che piange (ancora lacrime) e della luna del Marquee (è la luna a governare le maree...) e dietro a loro un fiume lento di note, un fiume maledetto ed un fiume di lacrime. Ci ha fregato Jeff, diceva di odiare suo padre ed invece l’ha raggiunto il più presto possibile. A noi non resta che guardare il cielo, ascoltare queste poche canzoni ed aspettare per esprimere un desiderio.
"da Jammai nr. 25 - 09/98"

PROPELLERHEADS "Decksandrumsandrockandroll" - Wall of Sound

Se l’album fosse stato tutto all’altezza del singolo con Shirley Bassey “History Repeating”, capace di far saltare in piedi e scatenare nella danza anche Pierangelo Bertoli, si poteva gridare al miracolo. Ci dobbiamo accontentare di un lavoro con delle buone intuizioni, ma inferiore alle aspettative. Molti lavori degli ultimi tempi sono destinati alla sorte del Milan, che unendo pezzi da novanta con mezze pippe veleggia senza tanta gloria a metà classifica. I Propellerheads che per fortuna loro sono molto più capaci di Capello (ma non è che ci voglia granchè...) ed anche più simpatici, arrivano quasi alla zona Uefa, ma come dicevo prima, ci aspettavamo molto di più.
"da Jammai nr. 24 - 07/98"

RIDILLO "Qualsiasi album, qualsiasi canzone, qualsiasi alito di vita..."

In Italia deteniamo un altro record ben poco invidiabile : il peggior gruppo musicale in tutto il mondo. Questo dovrebbe scacciare i sopraccitati Ridillo nel buco da cui sono venuti fuori ed invece, visto che siamo in un paese di deficienti, rischia di farli diventare, parola orrendibilissima, “cult”. Se volete continuare a farvi prendere per il cul-t fate voi, altrimenti diffondete questo messaggio : ignorateli. D’ora in poi nessuno parli più di loro, né in bene (ma com’è possibile ?), né in male.
"da Jammai nr. 24 - 07/98"

PROZAC + "Acido acida" - EMI

L’altra notte ho avuto un incubo : ero a cena con La Russa e Previti ed alla fine ci dovevamo scopare la Pivetti (una qualsiasi, tanto sono racchie tutte e due). La colonna sonora di questa magnifica serata era proprio l’album della band di Pordenone. Me la sono meritata, visto che tempo fa ho parlato bene di loro (ma non li avevo visti ancora dal vivo, dove ripetono trecento volte la stessa canzone). Il titolo speriamo stimoli qualche mafioso di buon cuore a farli sparire, con buona pace di tutti quei dodicenni nel cui cuore hanno preso il posto di Cristina D’avena.
"da Jammai nr. 24 - 07/98"

PEARL JAM "Yield" - Epic

Ricordando una frase che è entrata nella storia della musica, riguardo a questo disco, possiamo dire : “ho visto il passato del r’n’r ed il suo nome è Pearl Jam”. Rumore, con l’ampollosa retorica che lo contraddistingue, li ha definiti l’ultima (speriamo) rock-band del pianeta e non a torto, visto che ci sono rimasti solo loro a scalare le classifiche con ideuzze marca Page e Plant di seconda categoria. E se non fosse per qualche rapina alla banca del dirigibile, resterebbe poco di questo album. Yield sta per raccolto, ma anche per rendita delle tasse ed in effetti il livello di sopportazione nei confronti di questi neo-dinosauri è al termine, come per le gabelle imposte dal governo. Quindi oltre alla disobbedienza fiscale, attuiamo anche quella verso l’hard-rock da parrocchia.
"da Jammai nr. 24 - 07/98"

DEEP FOREST "III - Comparsa" - Sony

A parte la palma per il titolo più insignificante dell’anno, indegno per un’idea musicale così ricca di spunti, questa opera dei Deep Forest, lascia perplessi anche per altri motivi. Se in precedenza ci avevano sorpreso per una straordinaria capacità di mischiare ispirazione di varie etnie, questa volta la macedonia risulta un po’ indigesta ; o meglio un po’ annacquata. Ancora tante suggestioni ma a volte mescolate male e troppo “telefonate” per rendere questo lavoro memorabile.
"da Jammai nr. 24 - 07/98"

ULAN BATOR "Polaire" - CPI/Polygram

Questo volume dei taccuini si distingue per essere uno dei meno inutili. Lo snobismo del Consorzio che, sulla carta rende udibili progetti destinati all’oblìo, non può farci dimenticare che questa collana oltre che di basso prezzo è anche di basso profilo. Un plauso comunque per averci dato modo di trovare sul suolo italico questo lavoro che riassume i primi due album di questa band francese, che ha tanti punti di contatto con i Sonic Youth, ma con un’attitudine meno nevrotica. Da ascoltare assolutamente. Una domanda : Ferretti li avrà deciso di distribuirli solo per il nome ?
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

SHELLAC "Terraform" - Touch and Go

Quiz da terza media degno dei sondaggi proposti da Domenica In (con cui comunque abbiamo scelto l’immagine dell’Italia da mettere sull’Euro.... Voi cosa avreste votato ? Io avrei optato per il decoltè di Sophia Loren a vent’anni....) è meglio Albini suonatore, o l’Albini produttore ? Sinceramente paiono sopravvalutati tutti e due, o meglio, come Nanni Moretti, si è indecisi se ammirarli o considerarli degli stronzi a cinquanta carati. Penso che la cosa comunque non interessi minimamente al buon Steve, che va avanti per la sua strada e ripropone un rock spigoloso e pieno di spunti interessanti anche se quasi studiato a tavolino. Il post-rock (l’etichetta più imbecille del pianeta dopo il pulp-core) è vicino, il rigoroso frastuono dei Big Black molto lontano.
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

MOONSPELL "Sin/Pecado" - Century Media

Metallari portoghesi ? Pensavo fossero coloro che non pagano il biglietto ai Monsters of Rock.... Invece questi Moonspell sono connazionali di Paulo Sousa e, come lui, uniscono la potenza all’eleganza, tirando fuori un disco che del metal classicamente inteso ha ben poco. Non lo scopriamo certo oggi, ma questo spostamento di attenzione dai canoni ormai trasfigurati del rock estremo a suggestioni più melodiche, quasi mediterranee, è decisamente notevole. Più che la vena darkeggiante questa volta i Moonspell mettono in mostra una capacità compositiva assai ariosa anche se spesso complessa. Largo dunque ai ricordi di band new-wave dei primi anni 80, ma anche ai Metallica più recenti e questo dovrebbe portar loro molto bene....
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

MOBY "I like to score" - Mute/BMG

Ecco un altro sonorizzatore molto di moda negli ultimi anni. Le questioni sono sempre le solite: sono dei geni ? dei millantatori ? degli spaccapalle ? il futuro della musica rock ? la fine della medesima ? Lasciando questi quesiti ad uno dei tanti inutili referendum degli altrettanto inutili giornali specializzati della penisola ; basta una considerazione per capire le intenzioni di gente come Moby. In quest’album è presente una cover di una colonna sonora di un film di James Bond, quindi il massimo del glamour ed un’altra di una canzone dei Joy Division (molti metallari dell’ultima generazione farebbero bene a recuperare l’originale, capirebbero molte cose....) il massimo della glacialità. La cosa è importante perché fa intuire quanto poco interessino le correnti ed i movimenti ai nuovi compositori, chiusi nel loro autistico mondo fatto di scatolette elettroniche. Il disco è piacevole e modernissimo, ma non è ciò di cui abbiamo bisogno.
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

KYUSS "Queens of stone age" - Man's ruin

Autentico ritorno al futuro per questa band che non si capisce bene se sia sciolta o si stia riformando. Fa sempre piacere comunque riascoltarli, anche se il materiale è quasi tutto edito. I Kyuss, non bisognerebbe dimenticarlo, fanno parte di quell’insieme di band che, senza asfissiare, ha ridato vita ad un concetto antico di musica rock, ammodernandolo ed anche questo lavoro ne è valida testimonianza.
"da Jammai nr. 23 - 05/98"

JUNE OF 44 "Four great points" - Quarterstick

Quando non sapete dove sbattere la testa nel r’n’r prendete un disco dei Velvet Underground e risuonatelo, andrà sempre bene. Questa band della nuova ondata (a proposito chi sa che cazzo è successo nel giungo del ’44 ?) che si può definire agit-prop-psic-pop, l’ha capita e rivernicia intuizioni che furono di Cale e Reed. Certo non è tutto qui e c’è anche una parte loro (la meno interessante), ma non so quanto questa psichedelia nomade e minimalista possa riscaldare il cuore. La mente forse, ma non quella piena di problemi e vuota di lisergicità dei nostri giorni.
"da Jammai nr. 23 - 05/98

PATTI SMITH "Peace and noise" - Arista

Chissà perché la signora Smith viene ancora considerata vestale, sacerdotessa o madre superiora del punk, quando il punk è bellemmorto da un pezzo e lei ha tirato su nel frattempo alcuni pargoli, ormai già grandi, come qualsiasi altra mamma? E' pure vedova (chissà se prende la pensione di reversibilità...) eppure resta quell'immagine sacrale, immutata nel tempo. Nel frattempo non è convenuto essere nella lista dei suoi migliori amici, ormai tutti trapassati, vedi Gingsberg e Burroughs in tempi recenti. Immutata dicevamo, come la sua voce e come certi giri di chitarra che però non mancano mai di ispirazione. Del resto qui siamo quasi in territorio Dylan: o l'adori o le spari e del grindcore e della jungle qui te ne cucchi poca. Io sono un affezionato e non faccio testo, anche se preferivo "Gone again", ma l'elettricità di certi momenti mi emoziona, nonostante il belare di pecorina Stipe ad esempio che da un pezzo non usava le sue corde vocali per materia così pregiata. Patti santa, regina, puttana e madre, mentre gli altri, se tutto va bene, sono solo musicisti. Dedicato a Isabella da Riccione, poetessa ed anima dolce e rumorosa.
"da Jammai nr. 22 - 03/98"

PORTISHEAD "Portishead" - Go!Beat

Torna il "bristolsound" d.o.c. e mi fa subito riflettere: questo interessante, anche se un po' ripetitivo, leggermente soporifero e pieno di tensione, rimescolamento di antiche suggestioni musicali, non l'ho già sentito? Certo e non ho dovuto fare neanche troppa strada, perché era nei dischi di papà e mammà che, beati loro, negli anni dorati si sciroppavano mielosi singoli di Mina, Endrigo, Paoli e tante altre chicche minori che a quei tempi neppure veniva considerata musica. A questo punto scatta un'altra considerazione: come mai uno dei più grossi successi del '97 altro non era che un remake di un successo dei Police, una volta gruppo underground? ...e come mai sta prendendo piede un recupero non tanto delle radici quanto della merda degli anni passati (vedi Rod Stewart ed altri cadaveri) per confezionare hits anche peggiori. Una volta si sarebbe parlato di mancanza di idee, ma la questione è più profonda, perché i revivals non esistono più e vengono ora chiamate "contaminazioni"; così trovi metallari cannati o rappers che bevono solo acqua minerale che chiedono rispetto anche per Nicola Di Bari. Era così anche nei fifties finchè non si vide Elvis, nei sixties con i baronetti e la psichedelia, nel '77 con la banda Lydon ed ultimamente con Kurt il tragico. Stiamo aspettando...
"da Jammai nr. 22 - 03/98"

METALLICA "Reload" - Vertigo

Che senso hanno i Metallica in questi anni in cui il metallo è terra di dominio dei vomitatori di Satana ed inculagesubambini? E' semplice, direbbe qualcuno, loro non sono più metal, così assorbiti dalla notorietà, dai tours, dai soldi, dalle superproduzioni, da tutto quello che, diciamo la verità, ci fa diventare viola dall'invidia. Certo, non sono più sorprendenti e corrosivi come un tempo, ma non sono neanche quelle mozzarelle che certa critica, impegnata poi ad osannare l'ennesimo fetente clone dei Dream Theater, ci vorrebbe far credere. Vanno avanti per la loro strada, con un occhio ai fans, da non deludere ed uno al conto corrente da rimpinguare, ma come sempre nessuna delle tredici canzoni di questi rimasugli del precedente "Load" è da buttare ed in tempi come questi è una cosa da tenere in cosniderazione. Gira che ti rigira uno dei migliori dischi dell'anno, anche per quel graffio al cuore che è la voce di Mrs. Faithfull, una che non ha mai sbagliato "compagni di merende".
"da Jammai nr.22 - 03/98"

BJORK "Homogenic" - WB

...e brava la nostra signora... azzecca un altro disco e si pone alla testa del female-rock britannico insieme a quell'altra bella tipetta di PJ Harvey. In tempi di Spaisgherl questo cd non può che farci bene; giorni in cui la musica costruita a tavolino (e questa lo è) dagli insulti sanremesi è passata alle prime pagine dei giornali di tendenza (quale tendenza poi?), ma qui, a differenza che da altre parti, c'è una voce bella e tagliente che testimonia il suo tempo senza sparire dopo quindici giorni, inghiottita dall'ultima grido. Bjork con "Homogenic" fa capire che sarà eterna anche se immensa lo deve ancora diventare.
"da Jammai nr. 22 - 03/98"

PRIMUS "Brown Album" - Interscope

...e ti pareva! C'era un album bianco, anzi c'era l'Album Bianco (e c'è ancora cari cazzoni del brit-pop!), vari balck albums, ma un album marrone ci mancava. Fa schifo solo l'idea, ma l'accettiamo perché è Les Claypool a fornircela e da lui ci siamo già sorbiti mari di formaggio e video musicali che lo ritraggono a pescare, quindi nessuna paura. Ormai dire che la musica dei Primus è obliqua è un'ovvietà e parlando della loro totale follia si sfiora la noia e loro sono tutto fuorché noiosi. Piuttosto oggi sono scaduti agli occhi di quella critica che una volta li osannava e che oggi preferisce i bracci meccanici dei djs alle braccia di un ensemble che a livello di tecnica non trova paragoni. L'album color cacca o cioccolato, come preferite, è un album difficile come i precedenti e pieno di tantissime cose, dalla trasfigurazione del blues alla frantumazione del jazz, fino alla ninna nanna di vostra nonna.
"da Jammai nr. 21 - 01/98"

OLIVE "Extra virgin" - BMG

Everything But The Girl elettronici? Probabile anche se il disco si fa ascoltare con piacere soprattutto in questi momenti di malinconia invernale ed il pensiero va agli amoir estivi. Buono da ascoltare in auto, se non è troppo tardi e chi (come Meli...) non c'ha la patente (ed un road-manager senza patente è come un pornoattore senza "birillo"...) se lo può ascoltare con il walkman mentre fa l'autostop.
"da Jammai nr. 21 - 01/98"

MISERY LOVES CO. "Not like them" - Earache

Di dischi belli quest'anno ce ne sono stati pochi, anzi pochissimi. Di memorabili nessuno. Va così... succede. In futuro ci sarà qualche deficiente che recupererà questi anni criticamente ed allora la cacca nostalgica diventerà miele, ma per intanto (si dice "per intanto"?) dobbiamo accontentarci di quel poco di buono che ci passa il classico convento. Comunque ci sono anni più o meno buoni per il vino, la frutta, le generazioni calcistiche... perché dovrebbe sfuggire la musica? I Misery Loves Co. rasserenano questi ultimi mesi dell'anno con un lavoro che fa ben sperare. Il loro punto d'incontro, a suo tempo impensabile, fra new wave e metal estremo è una buona strada anche se già indicata dai maestri Fear Factory. Tecnologia e globuli rossi: sono loro i veri "prodigi" dell'anno, ma per i fenomeni, come han fatto gli interisti, dobbiamo aspettare... A proposti sono svedesi; solo gli italiani non sono capaci di tirar fuori un gruppo decente.
"da Jammai nr. 21 - 01/98"

JOHN LYDON "Psycho's path" - Virgin

What happened to PIL ? ...e non intendo il famigerato parametro di Maastricht, che ho scoperto nessuno sa dove si trovi, bensì quella band tanto snobbata dalla critica, perché a suo tempo traditrice del punk, poi della new-wave, ma in verità sempre all’avanguardia, anche quando essere “avanti” voleva dire andare a rimescolare i canoni del mainstream. Non vorrei tirare fuori i soliti argomenti, ma si sa che i PIL erano come i Cure, o come Forza Italia (scusa John !) cioè inesistenti come gruppo, ma frutto dello smisurato ego creativo di un unico genio (non è il caso di Silvio questa volta...). Così la “Condotta dello psicopatico” non ci coglie impreparati, visto che vede Lydon impegnato a fare tutto da solo. La cosa che colpisce è invece il suo understatement, visto che non urla mai ed anche se la sua voce è sempre la stessa è al servizio di cantilene, monologhi, sussurri addirittura. Dulcis in fundo, artisti del remix gli danno una mano e sembra di vedere il Brasile in attacco : Chemical Bros., Moby, Leftfield (ma dove vi siete messi ?) e Danny Saber ai massimi livelli. Un ottimo esperimento dove la tecnologia si mette al perfetto servizio della forma canzone. Vuoi vedere che, come sempre, molti hanno storto il naso, od hanno fatto il sorrisino di circostanza, ma alla fine ci troviamo di fronte ad uno degli album più interessanti dell’anno ?
"da Jammai nr. 21 - 01/98"

DEFTONES "Around the fur" - Maverick/WB

Qualche anno fa nessuno si filò i God Lives Underwater e chi ci fece caso, come Pennello ad esempio, ne parlò male. Io a suo tempo lo considerai un capolavoro, ma potevo anche sbagliarmi, nessuno è perfetto (del resto non mi piace la Schiffer, né i film di Tarantino, mi fa schifo la Nutella ed odio lo snowboard) però adesso qualcuno mi deve spiegare il perché di tutto questo clamore sui Deftones che a quei suoni ed a quelle idee si rifanno e da cui prendono a piene mani. Certo loro sono un attimino più cattivi, ma anche meno fantasiosi ed hanno forse realizzato il disco giusto al momento giusto, aiutati anche da quella volpe di Terry Date che difficilmente sbaglia clienti. Un buon disco anche se siamo convinti che in America ci sia di meglio, così come siamo convinti che Madonna farebbe meglio a continuare ad essere un'ottima manager discografica piuttosto che una scadente attrice (della cantante non voglio nemmeno parlare...)
"da Jammai nr. 21 - 01/98"

JON SPENCER BLUES EXPLOSION "Controversial negro" - Mute

...e allora? E' probabile che chi ha partecipato a questo live si sia divertito da matti. Ma noi? Ci troviamo di fronte alla solita esibizione di "ruachenroll" per menti semplici come Luca Frazzi, al quale se avessero dato retta, la musica si sarebbe fermata al 1965; io poi, lo ripeto tutte le volte, non stravedo per Jon Spencer, comunque se volete un consiglio, risparmiate almeno i soldi del prossimo concerto.
"da Jammai nr.21 - 01/98"