VINICIO CAPOSSELA “Ovunque proteggi” – Atlantic/Warner /// IVANO FOSSATI “L’Arcangelo” – Columbia/Sony

FRANCESCO DE GREGORI “Calypsos” - Caravan

All’improvviso scatta il coro da ultras: “CAN-TA-U-TO-RE: RAZ-ZA IN-FE-RIO-RE!!” ma a parte questa comicità da Zelig c’è poco da ridere. Canzone d’autore, cosa vuole dire? Dalle nostre parti c’è sempre il macigno “dell’impegno” che penzola sulle nostre teste e da più di trent’anni non si sposta. Capossela è partito da canzonette ubriachette ed oggi è sempre allo stesso punto, con un grande avvenire dietro le spalle. I nomi che si fanno vicino al suo sono sempre gli stessi, compreso Waits, che nel frattempo ha iniziato e concluso tre carriere diverse. Il sottotitolo del lavoro di De Gregori è: “9 nuove canzoni” NUOVE?? Ma se compone sempre la stessa da anni! E’ vero: ha scritto pagine magiche della nostra musica, ma il suo verbo ormai si declina solo al passato. Infine il più sopravvalutato di tutti, il maestro con la m minuscola che di grande ha solamente la spocchia. Esemplare il testo de “Il battito” le cui parole sono state riportate più volte: “Dateci parole poco chiare, quelle che gli italiani non vogliono capire” Per la serie: io sono intelligente, insieme a pochi altri (e chi? Veltroni forse, o Fazio? o Santoro?) mentre la massa è composta da ignoranti. Giudicate voi: Dylan e Cohen non si sono mai permessi. In fondo Fossati si lamenta perché viene ricordato soprattutto per “La mia banda suona il rock” ed anziché essere felice che quella canzone faccia ancora saltare la gente sulle sedie, se ne duole. Non voglio questa gente come compagni delle mie giornate, per fortuna è uscito il nuovo dei Placebo....
"da Cacofonico nr. 28 - 04/06"