VERUCA SALT "Eight arms to hold you" - Outpost/BMG

Altro disco strano di questo periodo strano. Appena ascoltato questo lavoro, mi sono riconciliato con il rock USA, che da un po’ di tempo non riserva che fregnacce. Man mano che lo riascoltavo però mi piaceva sempre meno ed il lavoro produttivo di Bob Rock, che inizialmente mi aveva entusiasmato (come capita spesso con il suo lavoro) iniziava a darmi sui nervi. Essendo i Metallica uno dei gruppi meno “underground” della storia, avendo venduto dischi anche in Ruanda, dove hanno ben altri problemi, non vedo perché “Enter sandman” debba aleggiare fra le canzoni di questo cd. Questo però è il mercato ed ormai basta una chitarrina distorta e qualche ragazzina sul palco, per essere considerati una band innovativa. MTV generation sucks !
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

U2 "Pop" - Island

Parlare degli uddue è fastidioso, forse anche per chi li ama. E’ come parlare della Fiat, dell’Onu, di Internet, del sesso fra il babbo e la mamma, non si può. L’argomento è troppo vasto e non si sa mai se parlarne bene o male. Ma dopo aver ascoltato “Pop” io non ho dubbi (e non ne ho da “Unforgettable fire”) gli U2 sono un gran gruppo di merda. Utilizzare il termine inascoltabile per questo pezzettino di plastica è fargli un complimento, o meglio, il disco è anche gradevole, ma se fosse opera dei Giant Sand (il primo nome che mi viene in mente), lo compravano venti persone e la critica lo relegava in un angoletto misero. La musica non c’entra più nulla. Qui ci sono le solite tre o quattro ballads perfettamente intercambiabili con “With or without you” o “When the streets...” o, se vogliamo qualcosa di alternativo, la scena dei dance-floors (sai la novità, a Riccione da quarant’anni, di che cosa campano ?), dove i nostri eroi si divertono come ricchi bambini deficienti, con tanti apparecchietti elettronici. Ma gli U2 sono il gruppo amico di Wenders (un altro che è un po’ che non ne azzecca una e tremate al pensiero dell’arrivo del suo ultimo “La fine della violenza”), sono la band a cui telefona in diretta radio Bill Clinton, sono il gruppo amato da Mandela e quindi tutti a sdilinquirsi appena il Nano Maledetto stende la voce in uno dei suoi soliti ruggiti del topo. A me sarebbe bastato il video di “Discotheque” dove Gerard Damiano avrebbe fatto la figura di Bresson. Che cosa allora, fa degli U2, gli U2 ? E’ semplice : la mancanza di valide alternative. Anche gli altri fanno più o meno cagare, ma loro li conosciamo.... sono nostri amici da tanto tempo... e poi sono così buoni....
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

SWANS "Soundtrack for the blind" - Young God

Definirlo il canto del cigno sembra proprio un ovvietà, anche perché sarò il millesimo a dirlo, ma sono troppo triste e l’ispirazione latita. Ogni volta che perdo una delle mie formazioni preferite mi chiedo : ma non si potevano sciogliere gli Oasis ? oppure i Pearl Jam (tanto per perseguire la par condicio atlantica). Altrimenti, per stare a casa nostra, sarebbe ora che lo facessero i Nomadi. Invece no ed ecco che oggi ci tocca perdere gli Swans. Oddìo non che ci sia da preoccuparsi, visto che il gruppo è solo-ed-eslusivamente Michael Gira più Jarboe e credo proprio che sentiremo parlare presto di questi oscuri personaggi. Resta il fatto che ci mancheranno loro e ci mancherà quella passeggiata all’inferno che era la loro musica. Non avremo più quelle mille (mille ? milioni !) luci di New York tenute spente, come risposta a quelle accecanti dei Sonic Youth, altrettanto grandi, ma più furbi ed al circo del rock alternativo americano, con tanto di santi ed eroi. Ora non ci resta ascoltare questa colonna sonora per ciechi, visto che gli occhi servono solo per piangere.
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

SPEARHEAD "Chocolate supa highway" - Capitol

Non so se questa mia constatazione farà piacere a Franti (e non mi riferisco né al libro “Cuore”, né al gruppo, pallosi entrambi, ma a Michael) : questo disco è il migliore, in circolazione in questi tristi giorni, da mettere su quando si scopa. Non sarà una grande speculazione critica, ma è un complimento sincero. Forse un po’ troppo ruffiano, visto che in un reggae qualsiasi, intitolato “Rebel music”, c’è anche il figlio di Marley (e si sa, i figli ‘so piezz’e’core), ma se volete black music di qualità, questa è l’unica alternativa all’acid-jazz, che ormai è anche nel repertorio della Carrà. Voce superba, arrangiamenti notevoli, qualche scivolata di dubbio gusto, ma soddisfazioni garantite prima, dopo e durante l’orgasmo.
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

ROLLINS BAND "Come in and burn" - Dreamworks

Volete parlare male di Henry Rollins ? O.K. fate pure (non mi mandate però il conto dell’ospedale) ; ma prendetevela con l’attore, non con il cantante. In celluloide, come l’altro maudit Iggy Pop, incapace di essere nient’altro che Iggy Pop in un film, Rollins interpreta solo parti da Rollins. Infatti lo voleva Stone (uno che di attori capisce poco, vedi Val “Top Secret” Kilmer nei panni di Jim Morrison) in “Natural born killers”, sai lo spasso... In ogni caso con zio Iggy, Rollins divide anche il destino di finire in films che promettono molto e regalano poco (trattasi de “Il corvo 2” e “Johnny Mnemonic”). Su vinile invece c’è poco da discutere. La violenza quasi algebrica che esce dalle casse quando è la Rollins Band a menare la danza, non lascia mai indifferenti. Molti però hanno iniziato a sputare su Henry il Cinico ; forse perché uno dei paladini dell’indipendenza è finito alla corte di Steven Spielberg ? Oppure perché incomincia ad essere vecchio ed oggi i gggiovani preferiscono i dee-jay ai musicisti ? Non è un problema : io vado a farmi quattro salti con Rollins, voi uscite pure con i Chemical Brothers.
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

ORB "Oblivion" - Island /// AUTECHRE "E.Chiasti:Slide" - Warp

Il mondo è veramente strano. Qui da noi le imprese sono in crisi, ma stanno facendo le botte per accaparrarsi Ronaldo sborsando 51 (dico : cinquanta e uno) miliardi (dico : miliardi), poi Maldini, considerato fino a poco tempo fa un deficiente, probabilmente vincerà i Mondiali del 1998. Infine, questo veramente strano, Berlusconi piange per gli albanesi, ma in fondo è giusto che se ne occupi lui, visto che è guardando le sue trasmissioni che credevano di trovare da noi il Paradiso Terrestre, con tanto di San Mike che moltiplica pani e prosciutti. Il mondo è veramente strano. A me per esempio gli Orb non sono mai parsi dei geni. Pur riconoscendo la loro importanza, devo dire che le loro divagazioni in codice binario non mi hanno mai coinvolto più di tanto, a differenza di altre realtà della scena electro inglese. Questo “Oblivion” non sfugge alla regola, visto che rimastica, fra le tante cose, anche vecchi spettri sakamotiani. Gli Autechre invece sono più particolari, ma ancora leggermente immaturi. Il loro si può definire folk del cyberspazio, così attento proprio alle radici del suono elettronico puro, al bit immacolato delle origini, ma la lunghezza di un intero album è per loro ancora proibitiva. Semplici perplessità o primi avvisaglie di un genere che sta mostrando la corda ?
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

OFFSPRING "Ixnay on the hombre" - Epitaph

L’acne-core torna a colpire ! Così una folla di brufolosi ragazzini, senza farsi tanti problemi, a differenza dei sociologi, si tufferà a comprare questo disco, uguale al precedente, uguale al prossimo, uguale a tutti gli altri di questo genere. Non si sono venduti, però vendono, anche se questo venderà meno. Gli snob arricciano il naso e dicono che questo non è il vero punk, che l’anima punk è da un’altra parte, che il punk è morto, che essere punk vuol dire bla bla bla bla bla... Intanto i ragazzini si colorano i capelli e si divertono. Il pubblico ha sempre ragione. ...e poi, quale mercato ? Pensate che se Jello Biafra fosse italiano, presterebbe la sua voce per quei cessi degli 883?
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

HELMET "Aftertaste" - Interscope/MCA

Diciamo la verità : “Betty” ci aveva lasciato di merda. La stima per gli Helmet restava alta, ma il disco sembrava loffio. Loro giuravano che era il miglior lavoro, ma erano credibili quanto Maroni ministro degli Interni. Qualcosa poi doveva essere successo, fra defezioni nella formazione, qualche freccia avvelenata fra i componenti ed addirittura la voce sulla morte di Hamilton, neanche fosse uno Staley qualsiasi. L’unica cosa a interessarci però, è che gli Helmet siano tornati e che questo disco sia la conferma di quanto detto prima : la vera strada della band da due milioni di dollari è quella che ci riporta a “Meantime”. Ci si tolgono delle soddisfazioni ad ascoltare “Aftertaste” anche se il furore non è quello di un tempo. Il lavoro delle chitarre è quasi chirurgico e la parte ritmica ben amalgamata. A volte si ha quasi l’idea che tutto venga studiato a tavolino, ma è una caratteristica del suono Helmet ed in più Hamilton non è un gran cantante, ma questo non pesa sul giudizio finale.
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

BLUR "Blur" - Food/EMI

Nell’annosa disputa fra Blur e Oasis, che ai miei occhi vale quanto un derby Bisceglie-Altamura (serie C2, girone C), Albarn e soci ne sono usciti con le ossa rotte, nonostante “The great escape” fosse l’unico album decente messo insieme nella loro carriera. Oggi, tutti dicono che con questo nuovo disco, i Blur siano diventati coraggiosi, ma non sono dello stesso avviso. Non capisco perché quest’album dovrebbe, finalmente, sfondare in America, anzi non vedo perché quest’album dovrebbe vendere tanto. C’è il solito armamentario brit-pop, con qualche voce distorta (sai la novità...) e chitarre più abrasive. A dire il vero non è un album spiacevole, ma le cose migliori si ascoltano quando i Blur fanno i Blur e non i Soundgarden dei poveri.
"da Jammai nr. 17 - 05/97"