PRODIGY "The fat of the land" - XL/RTI

Eccoci dunque di fronte al disco che quasi tutti han definito “dell’anno” ancora prima di ascoltarlo. In effetti l’attesa era notevole ed ora che il pezzettino di plastica gira nel lettore proviamo la stessa sensazione di quando, passateci la finezza degna di Funari, si sta seduti sulla tazza del cesso per due ore ed alla fine si produce poco o nulla. Una fregatura ? Non proprio, ma vedo già i grandi esperti, darsi alla macchia e raccontare di non aver mai raccontato che i Prodigy sono il gruppo del futuro. Era normale però cascarci. “Firestarter” ci aveva illusi e non ci saremmo mai aspettati di trovarcene dieci copie esatte sul disco. Unire techno e rock, non è più una gran novità, ma è una buona strada e per quanto riguarda il futuro, non si può certo credere in una band che musica gli spot e viene utilizzata come sigletta a “Striscia la notizia” ; ma in fondo la RTI, che oggi li distribuisce e li spinge, una volta produceva “Bimbo-mix”....
"da Jammai nr. 20 - 11/97"

PRIMAL SCREAM "Vanishing point" - Creation

Sono sempre i Rolling Stones i principali referenti di questa band che, anche se osannata da più parti, a me è sempre sembrata più furba che geniale. Ovvio che un certo talento si intuisce, ma è visibile quanto la strada sull’Autobrennero a dicembre con quei bei nebbioni. Diciamo pure che si sta lì in attesa che qualcosa accada, ma poi ci restano in mano canzoni che non sanno di nulla, oppure di tutto, che è la stessa cosa. Organi anni 60, lunghezza dei brani primi anni 70, look punk fine anni 70, attitudini dance anni 80, qualche chitarra grunge e campionamenti anni 90 ; che sia questa la musica del nuovo millennio ? Sinceramente spero proprio di no...
"da Jammai nr. 20 - 11/97"

OASIS "Be here now" - Creation/Sony

O.K. alcuni lettori (forse dei venticinque di manzoniana memoria ?) ci chiedono di non insultare gratuitamente i gruppi recensiti. E’ giusto, ma vorrei sapere, detto nel modo più elegante che mi viene, come cazzo si fa a trattare con fairplay una rottura di coglioni del genere ? Più di un’ora di sciacquatura dei piatti della cucina Beatles, che probabilmente manderà in brodo di giuggiole quei ragazzini che ai tempi dell’omicidio di Lennon, erano stati appena sganciati dalle cicogne, ma tutti gli altri, dico io ? Come possono seriamente dedicare pagine e pagine a questi Duran Duran con il distorsore ? Li vedo però alzarsi boriosamente e, come per gli U2, rivolgere la fatidica domanda : “Ma chi saresti tu, per parlare male degli Oasis ?” Il discorso però è diverso : chi sono loro per chiederci trentottomila lire ed un’ora della nostra vita che è così già dura ed è così breve ?
"da Jammai nr. 20 - 11/97"

MORRISSEY "Maladjusted" - Mercury

Lo sapevate che c’è una parentela fra Stephen Patrick Morissey e Mike Tyson ? Infatti, sono tutti e due vegetariano, anche se, nell’ultimo incontro, dubito che Iron-Mike avrebbe condiviso “Meat is murder” ; ma soprattutto è da un po’ di tempo che nessuno dei due azzecca nulla. “Male in arnese” titola giustamente il poeta mancuniano, visto che questo disco non è brutto come il precedente, ma lascia insoddisfatti. Altra traduzione è : disadattato e forse è ancora più centrata. Morissey pare come sempre fuori dal mondo o, se si vuole, solo dentro il suo, ma ormai sta diventando sterile. Lo snobismo che ne ha fatto uno degli artisti inglesi più influenti, lo sta uccidendo e se qualche ballata, come il singolo (che invece è stato regolarmente stroncato dalla critica) ricorda antichi fasti, il resto è anonimo, grigio come le domeniche a suo tempo condannate. Torna Moz, ne abbiamo bisogno, altrimenti taci e resta a guardare le tue amate soap-operas.
"da Jammai nr. 20 - 11/97"

FOO FIGHTERS "The colour and the shape" - Capitol

Da quando Dave “dentone” Grohl si è tagliato i capelli, assomiglia straordinariamente a Don Backy. A pensarci bene l’accostamento non è così azzardato, visto che la cover più famosa eseguita dai Nirvana, cioè “The man who save the world”, è il plagio di un brano di Celentano e che proprio del “molleggiato”, il grande mentore dell’alternative iu-es-ei, Thurston Moore, è estimatore. Proprio il sottoscritto l’ha incontrato da Contempo, mentre adocchiava vogliosamente vecchie antologie del clan. Abbandonando le stranezze dell’underground, c’è da dire che questo nuovo disco dei FF, lascia per strada gli umori di una band grunge di cui adesso mi sfugge il nome ed approda nientemeno che in quel di Minneapolis. Sono gli Husker Du i padri ispiratori di questo disco, con qualche spruzzata di Remplacements, aggiungendo però che anche se questo nuova fatica di Grohl è gradevole, gli originali erano meglio.
"da Jammai nr. 20 - 11/97"

FEAR FACTORY "Remanufacture (cloning technology)" - Roadrunner

Questo disco andrebbe acquistato solo per il fatto che è stato stroncato da Rockerilla, che, si sa, parla bene di chiunque. In mezzo a tutti quei superlativi per la neo-neo-psichedelia, per il post-grunge ed il kraut-rock-comeback, come mai, mi chiedo io, neanche una parolina a favore di questo gruppo che innovativo lo è parecchio ? Evidentemente i metallari non amano le innovazioni tecnologici, fanno finta di essere progressisti ed invece sono conservatori (come quelli del PDS !) ed il loro cuore palpita per l’assolo di venti minuti. Niente da fare allora per questo ulteriore spostamento in avanti del concetto di musica estrema, che certo favoloso non è, ma indubbiamente coraggioso. Spetta a voi decidere dunque se dare fiducia ancora a Cazares e soci.
"da Jammai nr. 20 - 11/97"

FAITH NO MORE "Album of the year" - Slash/London

Fanno incazzare i FNM. Non tanto per l’ormai cronica incapacità a farsi inquadrare in un genere ben preciso ; quanto per l’idea che ti fanno balenare in testa, sulla possibilità di sfiorare il capolavoro, poi mai realizzato. Le cose migliori della band, a parte la voce straordinaria di Patton, sono gli arrangiamenti, sempre sopra le righe. Fanno incazzare perché potrebbero essere là, dove sono i Metallica, mentre a volte si mettono a scimmiottare i Green Day ed a volte i Fleetwood Mac (gli zombies dei nostri tempi intendo...) senza che l’ironia traspaia. Potrebbero essere lassù, fra le stelle... ma forse a loro non gliene frega niente....
"da Jammai nr. 20 - 11/97"

DAFT PUNK "Homework" - Virgin /// CHENICAL BROTHERS "Dig your own hole" - Virgin

Giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trip... hop ! Detto questo andiamo con due bands che con tale genere hanno poco a che vedere. Molti si chiedono se il classico rocchettaro con i capelli lunghi, l’occhio spento, l’alito pesante, madido di sudore e con la fallo-chitarra in bella evidenza, sia morto. Sarebbe ora, ma non è vero, visto che un posto nel gruppo di Ligabue lo troverà sempre. Pronti a sostituirlo un esercito di digiei che non sanno suonare (una novità il non-musicista ! Vedi Brian Eno a.d. 1971...) ma sanno rubare e qui mi sembra strano che nessuno abbia ingaggiato alcuni nostri ex-ministri che del ladrocinio sono autentici maestri. Alcuni dicono che il campionamento è un’arte ed hanno sicuramente ragione, ma per trovare gradevole un intero cd di samplers, bisogna farsi degli acidi grandi come pizze margherite e qui c’è chi parla di capolavoro. Se mettete insieme le persone che hanno ascoltato tutto “Dig yor own hole” di filato dall’inizio alla fine, non riuscirete a fare una squadra di volley. Per quanto riguarda i Daft Punk c’è da dire tra tutti i difetti che hanno (e sono tanti !) ce n’è uno gigantesco : sono francesi ! Questo la dice lunga visto che i nostri cugini d’oltralpe potranno competere con i britannici a rugby, ma non certo sul pentagramma. Aspetto tutti coloro che hanno parlato bene di questo disco e lo hanno trovato geniale, fra 10 anni, quando, come al solito, negheranno con forza di aver mai prestato attenzione a questa orribile rimasticatura della peggiore disco (il genere peggiore) degli anni ottanta (gli anni peggiori).
"da Jammai nr. 20 - 11/97"