PERE UBU “Why I hate women” – Glitterhouse Records

Il titolo, molto “politicolli scorrect”, c’entra poco, o meglio è solo fumo negli occhi. La vera abrasione al sistema nervoso arriva dai suoni. Anni fa un geniale recensore, prendendo in prestito un tormentone pubblicitario disse: “Contro il logorio della vita moderna Cynar, a favore i Pere Ubu”. Oggi, che quasi tutto il mondo è una Akron intossicata, che i serial-killer si sono sparsi ovunque e che la sporcaguerra stile Vietnam non è più una prerogativa americana, abbiamo una se non mille ragioni in più per prestare attenzione al lavoro di David Thomas e soci. Certamente più sottili ed a tratti più lirici dei devastatori di tanti anni fa, con questo disco realizzano una capolavoro di concretezza e mentre i ventenni oggi esordiscono con saltarelli new-wave, infilando un singolo uguale all’altro, i nostri il post-punk se lo mettono alle spalle. I Pere Ubu, forti forse della loro formidabile carriera, inanellano una serie di brani sorprendenti, per un album completo, come si usava negli anni d’oro, nemmeno fossero dei Pink Floyd al tallio, anche se il nome che viene in mente molto spesso è quello dei coevi Tuxedomoon. Un ascolto che riconcilia con la musica rock, ma siamo sempre alle solite: per emozionarci dobbiamo andare a prendere i veterani.
"da Cacofonico nr. 36 -01/07"