WHITE ZOMBIE "Supersexy swingin' sound" - Geffen/MCA

La cosa migliore di questo disco è indubbiamente la copertina e detto da me non è una gran sorpresa. Incredibile invece constatare che questa versione remixata di "Astro creeps..." è migliore dell'originale. Riceverò sicuramente l'ulteriore scomunica di Mastro Pennello nel ribadire che i White Zombie sono un gruppo molto divertente, ma assolutamente inutile. Comunque questo "Supersexy" è assai spassoso, anche se i presunti rimaneggiamenti sono ben poco innovativi.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

URBAN DANCE SQUAD "Planet ultra" - Virgin

Gli Dei se ne vanno (vedi Silvio Piola e Marcel Carnè) e gli arrabbiati restano, cioè quelli che hanno speso i loro soldi per questo cd. Il crossovere già da tempo ha lo stesso valore intrinseco dei telequiz di Maic Bongiorno, ma se non ve ne foste accorti ci pensano i nostri galeotti olandesi a ricordarvelo. Gli UDS erano una di quelle formazioni che qualche anno fa ci facevano impazzire e che oggi troviamo terribilmente noiose. Non so se siamo più stronzi noi o confusi loro, resta il fatto che da quando hanno perso il dj, ma non solo per questo, sono prevedibili quanto l'attacco della Lazio.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

TRICKY "Pre-millennium tension" - Island

Una volta era facile parlare di genio: c'erano Michelangelo, Leonardo, Pelè, Cruyff, Mozart, Hitchcock e pochi altri; oppure bastava avere un "Van" davanti al cognome: Van Beethoven, Van Gogh, Van Basten, anche se poi sono arrivati Van Wood e Van Halen a rovinare la categoria. Adesso invece è un casino. Tra ipermercati dell'oblio e pruriti sensazionalisti, ci dimentichiamo delle cose vere e belle, per inseguire le cosiddette "pulsioni contemporanee". Forse è questa la tensione che avverte Tricky, ma noi ci accontentiamo del nervoso per eurotasse e disoccupazione al dieci per cento. Forse dovremmo tutti farci delle canne e lasciarci andare sull'onda di queste note che una volta si definivano suadenti, ma non ci riusciamo. Nuova psichedelia o vecchia minestrina riscaldata.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

SKUNK ANANSIE "Stoosh" - OLI/Virgin

Vi avevo avvertito che gli Skunk Anansie erano un gruppo del cazzo (anzi del clitoride per omaggiare sua lesbicità Skin...) e questo nuovo album ne è la conferma. Non me ne frega niente se questa si è rapata e digrigna i denti, non riesce a spaventarmi (chiedete agli amici di Pisa e Livorno che effetto fanno invece i parà della Folgore...) anche perchè ribadisco la parentela vocale con la straordinaria, non sto scherzando, Antonella Ruggiero, ex-voce dei Matia Bazar e se il brano di apertura provoca in noi sano terrore, lo fa solo perché ci riporta ai Rage Against the Machine che a noi piacciono quanto a Zeffirelli attizzano le donne. Per il resto un bel pout-pourri di banalità. Questi guideranno la nuova rivoluzione? Sì, quella che ci porta ad Hammamet!

THE PRESIDENT OF THE U.S.A. "II" - Columbia

Gli americani ci cascano sempre. Così come in Italia non riusciamo a fare a meno delle chiacchiere sul campionato la domenica sera, loro non riescono a liberarsi delle classiche "radici". Che si tratti di blues, di soul o di country, ogni tanto ci ritroviamo con il classico gruppo che mischia tutto rinnovando la cosiddetta tradizione. Piovono allora milioni di copie per la gioia di chi va in gita la domenica e si diverte un casino ad ascoltare questo genere di musica e quelli che invece si disperano perché vorrebbero che i dischi fossero sempre all'avanguardia. Il lavoro è piacevole, ma ormai di questo suono, tra rockabilly, hard-rock ed hardcore, ne ho piene le palle.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

NO DOUBT "Tragic kingdom" - Trauma/MCA

Se avete dei soldi da parte investiteli nella Trauma, la casa discografica che da artisti di infimo valore è capace di tirare fuori dei "sellers" milionari. C'erano riusciti con i Bush, presi a calci in precedenza praticamente da tutti ed oggi colpiscono ancora con questi No Doubt. I Blondi anni novanta? Non scherziamo, al massimo i Missing Person... La bionda Gwen Stefani non induce in tentazione perché sembra una marchettara di seconda categoria e la musica ci fa sognare a bocca aperta le Bananarama; anche la presunta rinascita ska, enfaticamente annunciata da certi giornali, è una presa per il culo. Robaccia per chi va a vedere film come "Evita" e legge i libri di Wilbur Smith.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

BOB MOULD "Bob Mould" - Creation/Sony /// STAN RIDGWAY "Black Diamond" - Birdcage

Lo so, questi dischi sono ormai antichi, ma non è colpa mia se i distributori italiani lavorano come gli stradini in Pakistan. In più c'è da dire che la gente non si azzuffa di certo per acquistare un album del vecchio Stanard o del buon Bob. Purtroppo non sono né speed-qualchecosa, né chissàcheccazzo-core. Rappresentano, ma non sono i soli, un'America che c'è ancora (qual'è, in fondo, l'America che scompare?), ma che ai giornali non interessa. Un romanticone dalla voce suadente ed un ometto cicciotto, come possono essere trendy, come possono competere con creste gialle, dreadlocks e sacerdoti satanici? Le canzoni però, l'unica cosa che interessa (pensateci bene...) quando uno acquista un cd, quelle lasciano il segno e farro scorrere il sangue velocemente. Si tratti della classica ballata minimale giocata su voce, piano e dram-mascìn, o di una cavalcata chitarristica senza freni, il risultato è sempre lo stesso: siamo nel cuore del vero rock, ma stiamo parlando di archeologia. Ricordatevi però che tutto ciò che il pluridecorato Dj Shadow ha fatto, sta facendo e farà in tutta la sua carriera, non vale una sola canzone di questi due signori.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

MARILYN MANSON "Antichrist Superstar" - Nothing

Ci risiamo! Sesso, religione e violenza. Sodomia e Padre Nostro. Ecco come scalare le charts. Bello sforzo, complimenti! Nuovo, soprattutto. Erano partito bene Marilyn Manson, ma questa volta fa un buco nell'acqua. Vorrebbe essere un Ozzy Osborne tecnologico ed invece finisce per assomigliare ad Isabella Biagini. Sarà la negativa influenza di Trent Reznor, l'uomo più sopravvalutato del decennio, oppure noi che staremo diventando dei bacchettoni, ma questo disco alla lunga risulta insopportabile.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

FSOL "Dead cities" - Virgin

Il discorso è complesso. Tra gli intellettuali ultimamente si parla spesso di "futuro" anche perché i più sensibili fra di voi si saranno resi conto che siamo alla vigilia di una Nuova Rivoluzione Industriale. La teoria più accreditata (quella sbagliata quindi...) narra di un'era in cui non esisteranno insediamenti fissi, ma solo persone in continuo movimento ed in continuo contatto tramite la ormai nota "rete delle reti". Niente di più stupido. La gente si muoverà sempre meno, le case saranno sempre più piccole, ma più numerose. Le città saranno silenziose cattedrali di cemento popolate solo da zombies/paria, esclusi dalla nuova classe dominante informatizzata. Non sarà una catastrofe, ma cambierà soltanto il modo di gestire quelli che fino ad oggi venivano chiamati "contatti umani". Niente più posto di lavoro normalmente inteso o borse della spesa o domeniche allo stadio. Le città saranno troppo grandi e scomode da attraversare, tramite il satellite invece avremo tutto il mondo in mano. "Dead cities" è tutto questo. I Future Sounds of London che hanno già celebrato la morte del concerto rock classicamente inteso (finalmente! Pennello è ora che ti trovi un posto da vigile urbano!) ora fanno toccare con mano la vita sociale prossima ventura. Non è fantascienza, solo un leggero anticipo; Cobain, un cognome che porta bene alla genìa musicale, e Dougans infatti, vogliono cambiare nome alla band. Giusta scelta perché questo non è il Suono del Futuro, ma del presente e non vive di sola Londra. "Dead Cities" è qualcosa di più di "disco dell'anno" e, se è vero che in futuro (sempre lui...) Liz Frazer sarà della partita, la distanza con "l'altra musica" diventerà siderale.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

BUSH "Razorblade suitcase" - Trauma/MCA

Caso straordinario di chi l'America l'ha trovata in America e non come Don Lurio, Heather Parisi, o Dan Peterson in un altro paese di rincoglioniti a caso. Il successo dei Bush è facilmente spiegabile: in una nazione dove impazziscono per il baseball, il wrestling, i serial-killers, la continua reiteazione di una trama, di un gesto, in questo caso di un suono, gode di fama ed onori spropositati. Forse perché da' sicurezza a gente che ha paura di non averne, ma non riesce ad ammetterlo. Io invece sono molto sicuro: mi terrò alla larga da questo disco.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

ANATHEMA "Eternity" - Peaceville /// BRUTAL TRUTH "Kill trend suicide" - Relapse /// CRADLE OF FILTH "Dusk and her embrace" - M.F.Nations

MOONSPELL "Irreligious" - Century Media

Abbiamo già sancito la morte dell'heavy metal ed in questo siamo stati suffragati dalle pubbliche confessioni dei Metallica, ma puntualmente, nell'attimo stesso in cui un genere musicale si trova a spirare, l'animaccia sua torna a materializzarsi nelle forme più classiche ed incontaminate. Ecco allora il ritorno del sound lungocrinito, iperchitarristico ed enfatico che ci provoca certo meno dolore del ritorno di "Stranamore" sugli schermi italici, ma bisogna distinguere tra le prelibatezze ed il junk-food. In quest'ultima categoria ci infiliamo sparati i Cradle of Filth che, a parte il makeup dozzinale, al cui confronto i White Zombie sembrano creazioni di Valentino, haute couture poi, nemmeno casual, sfornano il classico album di speed darcheggiante con divagazioni canore dal catacombale all'iperfalsetto. Una mostruosità, ma non nel senso che intendono loro. Se volete piantare il/la vostro/a ragazzo/a e non sapete come fare regalategli/le questo disco. Gli Anathema sono invece un gruppo senza particolari asperità anzi certe melodie ricordano Cocciante, quello bravo però, non quello degli ultimi dieci anni, che a dire il vero sono le cose migliori, visto che ogni tanto la bandsi perde in giri progressivi che ormai han fatto il loro tempo. Molto meglio, direi i migliori del lotto, i Moonspell che seppur muovendosi in atmosfere dark (occhio! sarà il prossimo trend...) rinnovano la tradizione con giri chitarristici di estrazione pop che danno un sapore assolutamente inedito al lavoro. Chiudiamo con i Brutal Truth dicendo che con tutti gli altri non c'entrano nulla essendo i consueti terroristi sonici e che l'ultimo, breve lavoro (circa mezz'ora) li conferma ai vertici della musica estrema insieme a Korn e Fear Factory. Anche il loro "Kill trend suicide" però si segnala per una maggiore attenzione nei confronti del metal più classico. A tutti ricordiamo che in edicola è uscita una splendida versione dello "Stabat Mater" di Pergolesi, capolavoro doom-dark in anticipo di trecento anni sui Black Sabbath.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"