ARCTIC MONKEYS “Humbug” – Domino - MUSE “The resistance” – Warner - CECILIA BARTOLI “Sacrificium” – Decca/Universal

Chiariamo subito una cosa: come gli Artic Monkeys rappresentano l’evoluzione della musica degli anni ottanta, i Muse sono l’espressione dell’involuzione di quella degli anni settanta. Facile fare dell’umorismo affermando che “La resistenza” è quella che ci vuole per arrivare in fondo al lavoro di Bellamy e soci, ma anche profondamente ingiusto perché è chiaro che i Muse sono quantomeno sinceri nella loro proposta. Il loro viaggio però li ha portati fin qui: tra i synthazzi pop e improvvide escursioni alla freddimercuri che credevamo per sempre nell’oblio. Di ELO (per fortuna) ce n’è stata una sola e non era certo il caso di scoperchiarne il sepolcro, ma l’anima vaudeville dei britannici è sempre dietro l’angolo. Anima albionica che però ci permette di salutare una band in splendida forma, gli A.M. che con “Humbug” si ergono al di sopra di tutti i concorrenti in una gara che in verità non è mai partita, dato che nessuno in così poco tempo è stato in grado di migliorare il proprio repertorio con così tanta freschezza e fantasia. Anche per loro il debito nei confronti dei predecessori è forte, da Morrissey alla psichedelia britannica, ma l’elaborazione non diventa mai stucchevole esibizione, come nei Muse dove si scimmiotta con “sciopen” un intellettualismo senza alcun senso. Se volete mettere mano ai classici piuttosto procuratevi l’ultimo lavoro della Bartoli, assoluto prodigio della natura che in Italia non facciamo nemmeno esibire per dare spazio a cadaveri nemmeno eccellenti come Marco Carta, mentre in tutto il resto del pianeta si lustra gli occhi. “Sacrificium” vi conquisterà per le prodezze vocali, ma colpisce anche perché dedicato ai “castrati”, quei ragazzi (4000 in un anno…) che venivano brutalmente privati della loro virilità affinché mantenessero la voce acuta. Un album impressionante sotto tutti i punti di vista.
(dal Cacofonico nr. 69 del 10/09)