SYSTEM OF A DOWN "Toxicity" - Columbia

Quando un gruppo “alternativo” (odiosa parola, soprattutto che di alternativo non c’è più nulla) diventa velocemente un classico, ecco che certa stampa storce il naso. Da sempre la critica musicale si batte per le minoranze più o meno etniche e supporta i beatiful losers così come il WWF si batte per la sopravvivenza del Fringuello Nano della Val di Non. Nulla da eccepire, ma se è vero che la sinistra al potere non è più stata in grado di essere sinistra, è altrettanto palese che la stampa musicale non è in grado di essere critica quando trova uno dei suoi beniamini nelle charts. Si sospetta immediatamente, si punto il dito contro la emtivizzazione del suono alternativo e via a banalità del genere. Toxicity è talmente bello da non aver bisogno di parole di accompagnamento, ma visto che lo snobismo è sempre dietro l’angolo, ci sembra giusto difenderlo. Chi parla di già sentito ha ragione, ma anche questa è una discussione ritrita quanto i programmi televisivi di Santoro. Dietro questi quattro folli c’è tutta la storia della musica, ma non è colpa loro se hanno esordito a quasi cinquant’anni dalla nascita del r’n’r. La carica che esce da questo lavoro è unica, che poi uniscano idee di Metallica, Primus, Soundgarden e Korn è solo un gusto da musiquephiles e se i loro brani sono praticamente psicodrammi che vanno dagli incubi degli Alice in Chains a quelli dei Tool, come e soprattutto in “Chop Suey” (nonostante uno dei videoclip più brutti mai visti…) li iscrive nella lista di coloro che hanno segnato il suono estremo di questi anni. Dei giganti, sul serio.