NINE INCH NAILS "The fragile" - Nothing/Interscope

Evidentemente ai songwriter di questa generazione non basta più incidere album, prendere droghe, spararsi, inneggiare satana, dichiararsi trisessuali, produrre film, devono tentare di passare alla storia come novelli Mozart in grado di scrivere sinfonie o suites dodecafoniche od album concept. In pratica non bastano più le folle oceaniche dei concerti alternativi o quelle ancor più immense delle platee televisive del gusto omologato di emtivì (a proposito: a me se la oscurano non me ne frega un cazzo e a voi? Lanciamo un sondaggio!), ma devono essere considerati da tutti dei geni. Ecco che come il sepolcrale leader degli Smashing Pumpkins, Reznor ci sottopone al titanico sforzo di ascoltarci un doppio cd zeppo di tutte le sue paturnie. Sai le risate che si fa all’altro mondo Cobain a cui bastavano tre minuti per dire tutto. Comunque il problema è un altro: questo filone di industrial è come il cinema francese, da anni dice sempre le stesse cose. C’è poco da fare: se i primi anni del secolo furono definiti Belle Epoque, gli ultimi dieci tra due/trecento anni verranno identificati come “Brutte Epoque” perché a quei tempi avevano Proust, Mann e Kafka, mentre noi ci dobbiamo accontentare di Busi o Welsh. Ad ognuno il “genio” che si merita.
"da Jammai nr. 01/00"

MOONSPELL "The butterfly effect" - Century Media

Sempre eleganti i Moonspell, autentici stilisti del death/doom/industrial (e vacci tu a trovarla tu un’etichetta per ‘sta musica…) sin dalla copertina che per fortuna non riporta anticristi, né tutto il merchandising del buon vecchio Caprone. Si parla di farfalle, ma Puccini è lontano, seppure latino come Ribeiro e compagnia. E’ più vicina la new-wave in questo caso, seppur non si tratti di maledettissimo revival, qui siamo di fronte più che altro alla sepolcralità evocativa dei Sisters of Mercy, senza però che si arrivi mai al plagio dei Type O Negative; oppure a certe ballate del Murphy solista. Avvolgenti ed inquietanti, ma mai tediosi per fortuna, una vera mosca bianca (anche se di candore qua ce n’è pochino) nel panorama musicale europeo odierno.
"da Jammai nr. 33 - 01/00"

MARILYN MANSON "Holy Wood" - Nothing/Interscope

Ci risiamo… è tornato il cazzone tormenta-commissioni-di-censura… Che dire? Il disco sembra sempre il solito, lui lo è ovviamente il solito. Trattasi di piacevole kiss-music di questi tempi industriali. Il vero scandalo sta nei tanti idioti che ingrassano un mito degno delle migliori pantomime di Loretta Goggi in una canzonissima anni settanta. Si apre con una quasi cover del tema di “Attenti quei due” e tutto il resto è già su altri dischi, dai Sisters of Mercy fino ai Ministry ( che detto fra noi, persone intelligenti, sono di ben altra classe…). Che palle i maledetti di questi tempi maledetti! …e per cortesia mettete una taglia su tutti quelli che li citano ogni volta che un semi-deficiente senza né arte né parte litiga con i genitori e li accoltella!
"da Jammai nr. 38 - 01-02-03/01"

METALLICA "S&M" - Vertigo

Sento già qualcuno esclamare: “Ma come si fa a recensire un disco dopo così tanto tempo? ….e dei Metallica! …e con l’orchestra!” Si sa però che fra i tanti pregi di Jammai non c’è la tempestività, in più sono dell’idea che per valutare un disco nella giusta maniera, di tempo ne debba trascorrere un po’. Nel caso di questo lavoro ancor di più. Quando una delle band più famose del pianeta si mette a fare un disco con l’Orchestra, generalmente significa che è alla frutta ed i casi di Deep Purple ed E.L.& P. insegnano, ma non si può certo dire che ai quattro cavalieri manchi il coraggio. La prima immagine che viene in mente ascoltando “S&M” è quella di quattro culturisti impegnati in danza classica, ma presto la goffaggine dell’operazione sparisce per far posto all’indubbia bellezza delle composizioni. Fortunatamente viene evitato il pericolo del virtuosismo strumentistico ed alla fine non possiamo non dirci tutti morriconiani. Comunque FFO (aka For Fans Only).
"da Jammai nr. 33 - 01/00"

KEITH JARRETT "The melody at night with you" - ECM

Questo disco non c’entra un cazzo con questo giornale (lo possiamo chiamare giornale Pen Pen, o ti offendi?) e proprio per questo lo recensiamo. O forse potete pensare che si tratta di una sparata snob, tanto per far capire che anche noi semo ggente de curtura, od addirittura di quei tipi che ogni tanto per sembrare “cool” (che detto così a Milano non deve fare una gran bella impressione) scoprono il filo per tagliare il burro strombazzando: “…ma i dischi di **** sono veramente mitici”. No, niente di tutto questo. Jarrett non ha bisogno di essere riscoperto ed è impossibile dimenticarlo, solo che ritrovarlo lungo la strada in una serata d'inverno ci ha fatto un immenso piacere e di questi tempi la qualità è merce assai rara.
"da Jammai nr. 01/00"

CURE "Bloodflowers" - Fiction/Universal

Capisco perché questo disco dei Cure è stato stroncato o perché non è piaciuto ad un buon numero di fans. Troppo pessimista per questi baldanzosi tempi di new economy, affatto alla moda con quel suo gridare in mezzo al coro di voci basse e battiti lenti e nemmno pronto a raccogliere i frutti del revival dark che lui ha creato più di tutti, con svisate chitarristiche quasi in odore di AOR. In fondo questo è il loro primo ed unico disco blues, proprio dove blues significa sangue, elemento che ha spesso accompagnato i suoi testi e che marchia anche questo nuovo album. Blues anche come tristezza, per un progetto che forse finirà, almeno sotto questa sigla. Perché il ragazzo pacioccone, introverso e un po’ strano che prima o poi tutti abbiamo incontrato nella nostra vita, è diventato grande. E questo a molti non è piaciuto, ma noi resteremo sempre fedeli a questo Peter Pan alla rovescia.
"da Jammai nr. 33 - 01/00"

BLINK 182 "Enema of the state" - Universal

I Blink 182 sono degli stronzi. Hanno delle facce da stronzi. Fanno dichiarazioni da stronzi. Girano video stronzi ed anche il nome della band è proprio da stronzi. Le loro canzoni però ti si appiccicano addosso e non ti mollano neanche se ti tuffi in un mare di country o fai regolari docce di musica classica. Difficili trovarli simpatici quando rovesciano tonnellate di merda sui puri dell’hardcore, ma ormai l’acne-core ha invaso tutti gli spazi di quella che una volta si chiamava musica alternativa. Al bando il do it yourself dei Fugazi e la violenza ascetica di Rollins. Una scoreggia ci/vi seppellirà.
"da Jammai nr. 33 - 01/00"

BAUHAUS "Gotham" - Santeria

Un altro gradito ritorno, (forse troppi in questo periodo…) come avrebbe detto un presentatore di Canzonissima, soprattutto per quelle legioni di fans giovani che non hanno potuto vederli quando Murphy e soci erano in auge. A dire il vero i Bauhaus da subito sono usciti dai canoni stretti del dark e questo ha permesso loro di essere amati anche da tanti artisti a cui hanno fornito molta ispirazione e molte idee. Su questo live c’è poco da dire e molto da ascoltare, anche se le esecuzioni, prive di pecche (una caratteristica loro, che suonavano straordinariamente bene in un periodo in cui era ancora diffuso il “prendi lo strumento e suona; qualcosa di interessante ne verrà fuori”) sono un po’ frettolose e l’incisione non è delle migliori. Unica annotazione di cronaca: la tournè del 98 di cui il disco è una testimonianza, è andata sold out ovunque; evidentemente quei colpi sul bordo del rullante di “Bela Lugosi” continuano ad ammaliare. Consigliato il video, dove c’è una scaletta diversa.
"da Jammai nr. 33 - 01/00"