BECK “Guero” – Interscope/Geffen

Alle ultime elezioni, quelle regionali, quelle che secondo qualcuno non avrebbero avuto alcun contraccolpo, per chi avrebbe votato Beck? Conoscendo la sua indole “slacker” probabilmente avrebbe optato per l’astensionismo, oppure sapendolo vegetariano e salutista, per i Verdi (perché c’è un partito dei Verdi in Italia?). Ascoltando il primo brano però troviamo un brano radiofonico furbo e ci vengono in mente alcune astuzie pannelliane, anche se poi gli EMF saranno là fuori a cercare il signor Hansen per fargli un culo così (ma è la moda: sul satellite gira una magnifica versione di “Unbelievable” in croato...). Alcuni brani successivi, di stampo terzomondista rafforzano l’idea di un Beck vicino a Bertinotti, ma il sintetizzatorino di “Girl” ci riporta ai Righeira, noti simpatizzanti di destra e la voce di “Missing” va direttamente allo Sting molto amato dai socialisti negli anni 80, oggi obbligatoriamente forzitalisti. Se ci aggiungiamo alcune suggestioni r’n’b sparse per il disco, ci ricordiamo che il ministro leghista Maroni è un grande appassionato di questo genere e la confusione aumenta. L’attacco di “Farewell ride” poi rimanda agli Zeppelin che, si sa, erano impregnati di umore celtico, così anche Bossi è contento (sempre che riesca ad accorgersene), mentre altri brani sono proprio acqua nemmeno-troppo-fresca, come le idee di Rutelli. Insomma, dove collocare questo Beck, che sembra non star bene nel mainstream, ma rifugge anche il prototipo dell’alternativo? La risposta è però evidente, perché solo sotto il vecchio scudo crociato ci si trovava tanto eclettismo, inteso però come capacità di stare con tutti e con nessuno. Così gira e rigira, l’abbiamo scoperto: la musica di Beck è musica democristiana!