YOUNG GODS "Only heaven" - PIAS

Tra i grandi “scomparsi” dell’inizio degli anni novanta c’erano anche loro. Ora sono tornati (ed adesso aspettiamo i Ministry ed i Red Hot Chili Peppers....). Dico, uno fa un disco come “T.V. Sky” suona un po’ in giro, incide un mezzo “live” poi sparisce. Che cosa fa? Si chiude in studio, va in Tibet, forma un partito di centro-destra, insomma dopo anni fa uscire una nuova opera, come pensare che chi l’ascolta dopo tanta attesa non sia ipercritico, non vada a cercare il pagliaio nell’ago (una cosa ancor più difficile...) ...per trovarsi che cosa in mano alla fine? Semplice: uno dei dischi più rabbiosi e meglio prodotti degli ultimi tempi! Sentirete il sudore delle macchine, il battito del loro cuore, sentirete il clangore delle vostra ossa e lo stridìo dei vostri pensieri. Se non sentite tutto questo vuol dire che siete già morti....
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

WHITE ZOMBIE "Astro creep 2000 songs of love..." Geffen

Se gli americani hanno i loro Bevis and Butthead, cartoni animati che inneggiano a questi White Zombie, noi invece abbiamo il prode Sgarbi, cazzone animato (nel senso che ha un’anima. Possibile?) che ama Baglioni.Che dire? Molto meglio Baglioni sicuramente; molto più innovativo rispetto a questi tamarri che rompono le palle con i loro ora-trendissimi film dello schifo (se avessero a che fare con la coppia Tognazzi/Izzo farebbero meno gli spiritosi....) e macinano le scorie di tutto quello che il rock, il metal ed il grunge ha buttato tra la “monnezza” nel corso degli anni. Musica derivativa e allora? direbbe qualcuno.... e allora niente: i White Zombie si ascoltano come si faceva negli anni 80 con i Sigue Sigue Sputnik, nei 70 con i Kiss e nei 60 con gli Sha Na Na, per i 50 adesso non mi viene in mente nulla....

TINDERSTICKS "Tindersticks II" - This Way Up

Se di questi tempi tutti avanzano marzialmente a ritmi grind, o viaggiano a supersonica velocità hardcore i Tindersticks manco camminano, bensì barcollano, riscoprendo la beguine ed incespicando nelle loro canzoni ammantate di velluto casuale. Questo disco è uguale identico al primo e questo non è nemmeno un difetto, le loro ballate alcoliche e notturne riescono sempre ad ammaliarci. Probabilmente i Tindersticks non cambieranno mai, ma per ora la cosa non ci riuguarda, nè tantomeno ci disturba.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

SABRES OF PARADISE "Haunted dancehall" - Warp

Avrebbe fatto meglio a intitolarlo “Prove tecniche di trasmissione” il buon Weatherhall, questo disco. Avrebbe fatto meglio ad avvertirci che non si trattava di un lavoro compiuto, ma di un block-notes di un grande produttore, con schizzi sonori ed idee varie di missaggio obliquo. Buono per coloro che pensano ai timbri, oltre che ai suoni; ottimo per chi deve rubare “gruvs” con il campionatore. Gli altri se lo possono fare registrare.

PRIMUS "Tales from the punchbowl" - Interscope

Adesso è tutto chiaro: lo spirito zappiano che vagava per i deserti californiani in cerca di nuova carne ha trovato la sua dimora presso i Primus, in tutti e tre i componenti perchè è uno spirito un po’ ingombrante. Del resto dove la trovate così tanta pesante ironia, tanta capacità di frullare i generi musicali e soprattutto, tanta perizia tecnica (ed un cantante così scarso, si dovrebbe aggiungere)? Les Claypool poi è il Re Mida dei suonati, tutto ciò che tocca diventa folle. Eccoci di fronte alle sinfonie per flipper ed orchestra od alle fughe di basso con gregge al pascolo. In fondo le storie che vi può raccontare un punchbowl, non possono che essere leggermente “stonate”, ma sicuramente molto interessanti.

PINK FLOYD "Pulse" - EMI

Riascoltando i Pink Floyd oggi, provo la stessa sensazione di quando rivedo Craxi ed in effetti è facile tracciare un parallelo: entrambi rubano i vostri soldi. Questo ennesimo documento, un album dal vivo di gente morta da un pezzo, viaggia tranquillamente su una quotazione intorno alle 70 carte e oltre. Sarà perchè è fornito di pregiatissimi led luminosi, che costeranno ben mille lire al quintale o perchè è un altro preziosissimo “falso storico”, oggi attivamente ricercati dagli antiquari; in quanto come possono essi definirsi “Pink Floyd”, senza la presenza di Ruggero Acque? Sarebbe come se AN si liberasse di Fini o le Giovani Marmotte di Qui, Quo, Qua (anch’essi giovani di destra, a pensarci bene). Allora, secondo voi, perchè ci occupiamo di questa presa per il culo sonora? E’ presto detto: perchè è proprio questo rock quotato in borsa a darci la forza per scavare all’interno della scena underground in cerca di nuove, sempre più rare purtroppo, gemme sonore. Quindi, cari merdosi snob dell’alternativo, non lamentatevi tanto se in testa alle classifiche ci vanno i Green Day od altri “Take That dai capelli verdi”, piuttosto che queste carogne putrefatte, è sempre meglio la musica nuova in cucina....
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

ORB "Orbus terrarum" - Island

C’è chi la sera va a fare footing, c’è chi gioca a bridge, ognuno ha il suo piccolo hobby nella vita. Così c’è chi ha l’abitudine di collezionare bottigliette o televisioni, chi invece ha come passatempo preferito parlare male delle nuova scena “elettronica”, Orb in testa. Certo, davanti ad un’opera come questa, così interlocutoria, è anche facile avere delle perplessità, ma spesso si tende a liquidare i nipotini dei Tangerine Dream come degli handicappati malati di computermania o degli assatanati tecnocrati fascisti. Invece capita spesso di provare forti e calde sensazioni, degne anche del più sanguigno rock’n’roll. Purtroppo con questo “Orbus Terrarum” accade troppe poche volte.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

NINE INCH NAILS "Furher down the spiral" - TVT/Interscope

I NIN ormai sono il gruppo più remixato del mondo, anche perchè la loro anima “meccanica” si presta a giochini di ogni tipo ed ad infinite soluzioni. Qui ci sono uomini dalle molte anime e dalle tante braccia, utilissimi quando c’è da lavorare su un mixer, quali Rick Rubin, Jim “Foetus” Thirwell e Aphex Twin e per assurdo questa quasi-revisione di “The downward spiral” risulta più accattivante del suo fratello maggiore, uno degli albums più sopravvalutati degli ultimi tempi.
"da Jammai nr. 6 - 07/95

PETER MURPHY "Cascade" - Beggars' Banquet

Quando il caro vecchio Frank passerà a miglior vita (perchè può farne una migliore di questa?) chi potrà fregiarsi del titolo “The Voice”? Uno potrebbe essere sicuramente il caro vecchio cantante dei Bauhaus, perchè la profondità del suo timbro, ora che non asseconda più inni sepolcrali, può essere anche rassicurante o, addirittura, rinfrescante. Un disco per l’estate? Sicuramente, visto che è una bella sensazione lasciarsi trasportare dalle note di questo “Cascade”, mentre si corre di notte in auto con la capotte abbassata ed il vento tra i capelli (i più poveri possono accontentarsi di aprire il finestrino).
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

THURSTON MOORE "Psychic hearts" - Geffen

Naturalmente vi diranno che questo lavoro con i Sonic Youth non c’entra nulla, così come hanno raccontato che Silvio è al centro di un complotto, oppure che Baggio è il miglior giocatore del mondo e che nel Cile di Pinochet in fondo non si stava male. Insomma qualcosa si deve pur inventare per vendere i giornali. Visto che “Jammai” è gratuito, noi Vi diciamo che questa opera solistica di Moore (che mi assicura non avere parentele con il Roger dell’amatissimo “Attenti a quei due”) potrebbe benissimo entrare nel palmares della Gioventù Sonica, dico potrebbe, perchè in verità non ne ha i numeri. Delude le attese questo “Psychic Hearts” nella sua insistita indolenza monocorde, anche se non l’ammette messuno, perchè siamo tutti terrorizzati dall’idea che un giorno anche i Sonic Youth possano romperci i coglioni.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

FUGAZI "Red medicine" - Dischord

Ora che il punk sembra il nuovo liscio che dirà Ian MacKaye, paladino dell’indipendenza e del do-it-yourself? La risposta è questa “Rossa Medicina”. Infatti se certi ritornelli facili-facili di gruppi come, tanto per fare due nomi diversi dal solito, Offspring e Grindei, trovano posto anche a “Mio Capitano” (a proposito: il peggior programma televisivo musicale dalle guerre puniche in qua; e si consiglia alla Fecchi la carriera di pornoattrice) chi si è voluto evolvere ha un’altra matrice sonora, che con l’hardcore, tradizionalmente inteso, ha poco a che fare. Qui infatti ci sono più Tuxedomoon che Husker Du e più no-wave che straight-edge.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

FOO FIGHTERS "Foo Fighters" - Roswell/Capitol

.....e se non avessimo capito un cazzo? Se fosse stato Grohl e non Cobain, l’artefice dei fasti nirvaniani, gettando benzina pop sul sacro fuoco del punk, che ardeva invece l’anima del leader? Disco soprattutto beatleasiano questo, mentre già qualcuno parla e scrive di un Kurt/John ed un Dave/Paul. Stronzate, perchè l’ulceroso cantante americano non ha avuto bisogno di nessun Mark Chapman. Le analogie con i baronetti però non sono un’illusione: questo primo lavoro dei Foo Fighters è fradicio delle acque del Mersey e Courtney Love è odiosa quanto ed anche più di Yoko Ono. Probabilmente è castrante per Grohl il paragone con la sua ex-band, ma si parte sempre da qualcosa e questo è un gran disco anche se non fate come me, chiudendo gli occhi ed immaginando che queste canzoni fossero ad appannaggio della voce rotta e disperata di Cobain.....
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

FAITH NO MORE "King for a day, fool for a lifetime" - Slash

Strano gruppo davvero i Faith No More, sgrammaticato e paraculo al tempo stesso. A volte sembrano i Litfiba americani, altre volte si tolgono le caccole punk dal naso, manco fossero una cenciosa hardore-band miliardaria. Mike Patton, memore del suo avo, il famoso Generale, guida la sua armata di freaks alla conquista delle migliaia di metallari romantici, quelli indecisi fra l’headbanging e la serenata. Oltre alla strumentazione classica i FNM sono dotati di un enorme frullatore dove infilano di tutto, dal tribale al jazz, fino al reggae e se a volte sono capaci di preparare gustosi frappè ai frutti tropicali in bilico tra hard e sperimentalismo, ogni tanto gli scappa una stopposa schifezza metal-progressive.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

BJORK "Post" - One Little Indian

La gattina lesbo/islandese torna a miagolare e graffiare, dopo che il suo album di debutto aveva stupefatto il mondo intero. Questa volta siamo meno sorpresi e sembra di tornare ai tempi belli dei Sugarcubes, quando singoli ed album d’esordio estasiarono il pubblico (vi ricordate “Birthday” ...che roba!) poi dal lavoro successivo subentrò una maggiore freddezza. “Post” parte alla grande, forte di un binomio affascinante: le basi di Neellee Hooper e la voce di Bjork. Si siede però presto quando alla minuscola cantante vengono pruriginose voglie da musical piuttosto indisponenti e certe idee pseudo-orchestrali non si dimostrano propriamente azzeccate. Un mezzo capolavoro.
"da Jammai nr. 6 - 07/95"

BAD BRAINS "God of love" - Maverick/WB

Bene, i Bad Brains sono tornati. ...e con “Diritti Umani” come cantante. ....e allora? A parte il fatto che quando l’ho saputo sono svenuto dall’emozione, mi aspettavo che ritrovarli sarebbe stato come rivedere l’amante di trent’anni prima, nella nebbia di novembre, a Venezia, tanto per essere romantici. Certo i “Cervellacci” non corrono come i giovani di oggi, non menano come i giovani d’oggi, non saltano come i giovani d’oggi..... ma quanti giovani d’oggi ci hanno fatto saltare sulla sedia, come capitò con “I against I” e compagnia cantante? Certo il sapore non è forte come un tempo, anzi è un bel po’ annacquato, ma rimane quel leggero aroma che non si può dimenticare. Del resto se vi viene a trovare un amico che non vedete da tempo, non state a guardare quanti capelli gli mancano, siete contenti e basta (ancora con la vena romantica!). C’è anche qualche mongolo che dice che i brani reggae rompono le palle, una volta c’erano quelli che dicevano che Marilyn Monroe non era un granchè perchè era troppo bassa......
"da Jammai nr. 6 - 07/95"