GREEN DAY "Insomniac" - Wea /// RANCID "...and out come the wolves" - Epitaph

E' difficile parlare di punk a cinque anni dal 2000, ma soprattutto a quasi venti dalla sua originaria esplosione. E' giusto però che i ragazzi, nati proprio quando il fenomeno era casomai già diventato new wave o post punk, si gustini il pogo e quella bella scarica di one-two-three-fuck-you! Così, come avevamo già sostenuto, è bello vedere dei ventenni andare in classifica e prendere a calci nel culo quella lagnosa merda del professor (...stocazzo!) Vecchioni o del gerarca Venditti o addirittura la Santa Protettrice delle Segretarie in Calore Maria (mi raccomando si pronuncia Maaraaiaaaa) Carey. Il problema è però un altro: questa musica con il punk non c'entra un cazzo! Sì, è veloce, è dura, possiede i ritornelli cantabili in coro, ma non ha la carica, quella vera, quella sovversiva, del punk autentico. E' risibile il discorso dell'anziano punk (quello che ccià tutti i quarantacinqueggiri introvabbili...) sul fatto che non sia più il settantasette, preoccupa invece il fatto che questa musica sia la colonna sonora di ragazzi qualunquisti che si tingono i capelli di viola la sera sotto gli occhi bonari della madre e poi il giorno dopo ritornano "braviragazzi" pronti ad accettare il mondo perbenista, con scuole di merda e regole inaccettabili di competitività sul lavoro. Del resto basta leggere le interviste dei nuovi eroi dell'acne-core per accorgersi che siamo prossimi all'encefalogramma piatto e non si deve dimenticare che, guarda caso, sono stati i giovanissimi dalle nostre parti a portare la destra catodica al trionfo. Inutile tirare in ballo queste discussioni? Già, ma fino a quando? Per la recensione risponde al nostro posto il Devoto-Oli con tutti i sinonimi della parola "rancido".
"da Jammai nr. 8 - 11/95

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