R.E.M. "New adventures in hi-fi" WEA /// PEARL JAM "No code" - Epic /// NIRVANA "From the muddy banks of the Whishkah" - Geffen

Ormai i "cummenda" del post-punk americano sono arrivati alla fine del loro viaggio. Stipe, detto il "timido", sarà costretto, poverino, ad uscire dal suo guscio per firmare un contratto da ottanta milioni di dollari. I Pearl Jam hanno licenziato il solito disco con 38 copertine diverse e la spacciano come novità (mai sentito parlare dei Led Zeppelin?). I Nirvana che volevano essere solo una buona e fottuta punk-band, pubblicano un album "absolutely-70's-rockstar", un doppio dal vivo, postumo per giunta. Il tempo passa, vero e triste, ma è ancor più malinconico notare che le nuove avventure del quartetto di Athens si aprono con il clone di "Souvenir of a dream" del grandissimo (lui sì, non Jon Spencer!) Tom Verlaine e che, in quello che comunque il miglior disco dei R.E.M. da sette anni a questa parte, il brano che resta nella memoria è quella dove naviga (non su internet, plis...) una certa Patti Smith. New York New York alla faccia di Scorsese? Sì certo, ma anche Seattle Seattle, così i Pearl Jam con il loro "laconic-rock" fanno qualche passo avanti e sono diventati finalmente un vero gruppo e non più la Eddie Veddere Band, anche perché il loro front-man la smette di muggire e canta dissonatamente (esiste un avverbio del genere?) per far capire che in fondo il suo gruppo è rimasto "underground"; però anche qui se vogliamo cogliere una perla, ci troviamo fra le mani un vecchio motivo di un certo che per fortuna si chiama "Giovane". E i Nirvana? Già, i Nirvana...
"da Jammai nr. 14 - 11/96"

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