TOM WAITS "Mule varations" - Epitaph /// DAVID SYLVIAN "Dead bees on the cake" - Virgin

Come avrete notato, mi sono preso un periodo sabbatico (ma non ho ascoltato solo Black Sabbath) di ripensamento, un po’ per farmi i cazzacci miei, ma anche per cercare un rinnovato entusiasmo nei confronti del mondo delle sette note. Niente da fare. Nulla riesce a togliermi dalla testa che l’ombra della mediocrità si sia ormai allungata su questi nostri anni e chissà quale intenso bagliore riuscirà a fugarla. Non ci riescono neppure questi due graditi ritorni (che con il mio, fanno tre). Due personaggi intensi e straordinari che per anni hanno allietato le nostre vite. Due voci indelebili che hanno scandito il trascorrere degli anni con una maturazione costante. Un americano molto più stimato in Europa ed un europeo che ormai da anni vive negli Usa. Strano destino quello di entrambi che culturalmente non li si potrebbe vedere più lontani l’uno dall’altro, ma che oggi li rivede così vicini al nostro cuore, che si vorrebbe duro, ma che è invece pieno di slanci sentimentali. Tutti e due hanno praticamente messo insieme un’antologia di brani inediti, dove hanno toccato quasi tutte le tappe del loro lungo cammino artistico. Waits apre dunque con un blues stralunato degno di “Rain dogs” e poi ritorna indietro fin quasi ai tempi del piano-bar alcolico che lo vedeva come l’unico santo in città, mentre Sylvian pesca alcune delle sue ballate intimiste e le intermezza con brani dall’etnia ad occhi a mandorla. Belli o brutti, sono comunque dischi che faticano ad invecchiare.
"da Jammai nr. 32 - 11/99"

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