PATTI SMITH "Peace and noise" - Arista

Chissà perché la signora Smith viene ancora considerata vestale, sacerdotessa o madre superiora del punk, quando il punk è bellemmorto da un pezzo e lei ha tirato su nel frattempo alcuni pargoli, ormai già grandi, come qualsiasi altra mamma? E' pure vedova (chissà se prende la pensione di reversibilità...) eppure resta quell'immagine sacrale, immutata nel tempo. Nel frattempo non è convenuto essere nella lista dei suoi migliori amici, ormai tutti trapassati, vedi Gingsberg e Burroughs in tempi recenti. Immutata dicevamo, come la sua voce e come certi giri di chitarra che però non mancano mai di ispirazione. Del resto qui siamo quasi in territorio Dylan: o l'adori o le spari e del grindcore e della jungle qui te ne cucchi poca. Io sono un affezionato e non faccio testo, anche se preferivo "Gone again", ma l'elettricità di certi momenti mi emoziona, nonostante il belare di pecorina Stipe ad esempio che da un pezzo non usava le sue corde vocali per materia così pregiata. Patti santa, regina, puttana e madre, mentre gli altri, se tutto va bene, sono solo musicisti. Dedicato a Isabella da Riccione, poetessa ed anima dolce e rumorosa.
"da Jammai nr. 22 - 03/98"

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