SYSTEM OF A DOWN "SOAD" - Columbia

SPINESHANK “Strictly diesel” - Roadrunner
PULKAS “Greed” - Earache
NAPALM DEATH “Words from the exit wound” - Earache

Metallo, non metallo… direbbe un gruppo italiano che una volta abbiamo anche apprezzato e che subito ci ha puniti, rifilandoci prove mediocri ed un’arroganza da far sembrare il Cassius Clay dei tempi d’oro una specie di cardinale Martini. Comunque dimenticando i nefasti di casa nostra c’è da dire che c’è musica nuova nella cucina dell’inferno. Gli Spineshank ci mettono della buona volontà, ma nell’ormai vastissimo oceano del metal industriale arrivano tardino. Suonano bene, sono godibili, ma sembrano i Fear Factory dei poveri ed il loro brano migliore è una cover beatlesiana e questo la dice lunga su quanto quella musica sia ancora attuale. I Pulkas sono più classici, ma sono un gradino più in alto, sono violenti, puliti e precisi come il genere richiede, ma a differenza di altri, non stancano affatto, anzi ascoltandoli si avverte una benefica scossa elettrica alla spina dorsale. Più su ancora stanno i SOAD, band metal dalla attitudine punk (occhio… non hardcore…) il cui cantante sembra un incrocio fra il figlio di J. Biafra e della sorella di J Lydon (sempre che ne abbia una). Hanno anche una loro teoria sulle sorti della terra e parlano pure di rivoluzione. E’ arrivato il tempo di un bertinotti-metal? Comunque un gruppo su cui puntare per gli anni 2000. …e quelle vecchie canaglie dei Napalm Death? Prossimi alla pensione secondo alcuni, geni da rivalutare secondo altri; come al solito non ci prende nessuno, a parte noi ovviamente, che vi diciamo: grande band, indubbiamente.
"da Jammai nr. 27 - 01/99"

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