HELMET "Aftertaste" - Interscope/MCA

Diciamo la verità : “Betty” ci aveva lasciato di merda. La stima per gli Helmet restava alta, ma il disco sembrava loffio. Loro giuravano che era il miglior lavoro, ma erano credibili quanto Maroni ministro degli Interni. Qualcosa poi doveva essere successo, fra defezioni nella formazione, qualche freccia avvelenata fra i componenti ed addirittura la voce sulla morte di Hamilton, neanche fosse uno Staley qualsiasi. L’unica cosa a interessarci però, è che gli Helmet siano tornati e che questo disco sia la conferma di quanto detto prima : la vera strada della band da due milioni di dollari è quella che ci riporta a “Meantime”. Ci si tolgono delle soddisfazioni ad ascoltare “Aftertaste” anche se il furore non è quello di un tempo. Il lavoro delle chitarre è quasi chirurgico e la parte ritmica ben amalgamata. A volte si ha quasi l’idea che tutto venga studiato a tavolino, ma è una caratteristica del suono Helmet ed in più Hamilton non è un gran cantante, ma questo non pesa sul giudizio finale.
"da Jammai nr. 17 - 05/97"

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