U2 “No line on the horizon” – Mercury - DAN AUERBACH “Keep it hid” - Nonesuch

Che cos’è un classico? Facile rispondere: qualcosa che resiste nel tempo e che ci da sempre le stesse emozioni. Il problema è: come riconoscerlo subito? Anche qui si deve spalancare il cuore al pari dei padiglioni auricolari e far in modo che le note arrivino al posto giusto. Bono & soci, navigando fra paradisi fiscali ed iniziative benefiche soprattutto per la loro popolarità, han smarrito da decenni la strada maestra per il cuore. Ricordando Chaplin che, presentandosi in incognito ad una gara per sosia di Charlot arrivò terzo, oggi come oggi gli U2 non riuscirebbero a vincere una delle tante gare per cover-band dedicate a loro stessi. Eppure qualcosa funziona, nonostante la solita rovinosa produzione di Brian Eno che è riuscito quasi ad affossare anche una band vitale come i Coldplay, perché se all’orizzonte di questa multinazionale non può esserci nulla, guardarsi alle spalle può essere utile. Così fra gli eccessi di riverberi, o di “Oh Oh” e “Sha La La” può arrivare qualche zampata incendiaria come”Magnificient” sicuramente uno dei brani più belli dell’anno (il 1987 però!) e giungere alla fine dell’album non è impossibile come spesso è accaduto con la band irlandese. Anche Auerbach si rivolge al passato, ma il suo è uno sguardo puro, senza calcolo ed interesse e questo è ciò che intenerisce della sua musica, sofferta eppure splendente. Scarni arrangiamenti e voce nasale, chitarra distorta e pochi pezzi di batteria, ogni tanto spunta il fantasma del Tom di “Swordfishtrombones” ma fa solo piacere. Un lavoro che pur avendo in mente padri antichi è rivolto al domani e tornando alla domanda iniziale, “che cos’è un classico?”, ecco brani come “Whispered words” lo sono già ora.
(dal Cacofonico nr. 63 dl 04/09)

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