BJORK "Selma Songs" - Polydor/Universa

PJ HARVEY “Stories from the city, stories from the sea” - Island
MINA “Dalla terra” - PDU
MADONNA “Music” – Maverick/WB

Quattro Superdonne/Superstars Quattro, alle prese con quattro lavori, assolutamente diversi per stili ed intenzioni, ma praticamente identici nel risultato: una certa, strana, sensazione deludente. Sicuramente stelle nel proprio firmamento, questi dischi sembrano realizzati per cercare un’affermazione al di là dei propri confini. Le quattro grasse vacche cercano di brucare erba diversa dai pascoli abituali e fan bene, ma da che cosa sono spinte? Polly, la più cara a noi tutti, da tempo cerca più che una consacrazione definitiva, una strada lastricata di belle canzoni che però la tolga dalla scomoda situazione di eterna reginetta dell’alternative. Ci ha provato in varie maniere, ma il ruvido smalto degli esordi si è un po’ appannato e questo disco che si può definire di anti-drum’n’bass, visto che la base ritmica è inesistente o sepolta, non aggiunge molto al suo palmares. Trottolino Islandese invece gioca una carta importante, unendo le indubbie doti canori a quelle d’attrice. Nulla da dire: “Dancer in the dark” è un signor film, compreso quel tanto di astuzia commerciale che aiuta anche le opere più off, ma comunque ruffiane. Si è parlato eccessivamente dell’interpretazione di Bjork, che confusa in mezzo alle pieghe melodrammatiche del film è stata definita anche strabiliante, ma se la si confronta con la Emily Watson de “Le onde del destino” la distanza diventa siderale. Bene farebbe Bjork a non desistere dall’idea di interrompere qui la sua carriera d’attrice, lascerebbe un buon ricordo. Le canzoni però sono belle, anche se con qualche vizio orchestrale di fondo e lei è indubbiamente brava. A proposito di bravura torniamo a quella che Liza Minelli ( oh, mica quella laringomaniacafaringoassatanata di Giorgia o Elisa, la regina della forfora!) ha definito la più grande di tutte: Mina Mazzini. Bella e coraggiosa l’idea, ma alla fine il risultato è da sagra della ciambella, forse perché la Tigre di Cremona che ora vive a Brescia, come sue abitudine tratta tutti i repertori con leggerezza ed umorismo (una dote nel maggiore dei casi) ma che qui richiedeva un’introspezione più profonda. …e poi sarebbe ora di togliersi dalle palle tutti quei collaboratori che la seguono da un secolo! Dulcis (per modo di dire) in fundo, la signora Ciccone, che poco più in là dei quaranta, cerca una nuova immagine (l’ennesima!), ma soprattutto un nuovo pubblico. Diciamo subito che i dischi sa farli, o meglio è brava a scegliersi musicisti ed arrangiatori così come è brava a far parlare di sé, ma manca sempre qualcosa che la faccia entrare nell’olimpo delle grandi e pensare che le doti non le mancano e si impegna, vedi la versione unplugged del Letterman Show. Comunque dopo aver sposato il Muccino inglese ed aver fatto un figlio con lo stesso nome di Siffredi (o era in onore di Bottiglione, o forse del paron del Milan, sempre politica è…) aspettiamo qualcosa di più succulento. Il futuro è donna? Per ora ancora no.
"da Jammai nr. 38 - 01-02-03/01"

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