AA.VV. "The Smiths is dead" - Les Inrockuptibles/Sony

C'è già bisogno di un revival degli Smiths e questo grazie ai danni del britpop. I primi a pensarci sono i francesi di "Les Inrockuptibles" che, per chi non lo sapesse, è il miglior giornale di cultura musicale, ma non solo, del mondo e quel mensile italiano, ora settimanale, che dice di ispirarsi ad esso, non solo è lontano anni luce (loro non darebbero la copertina a cadaveri quali Ligabue e Litfiba...), ma mai riuscirebbe a fare un omaggio così intelligente, viste anche le cassettine a suo tempo allegate, con musicisti di straordinario valore quali gli Interno 17 o i Timoria (forse non erano loro, ma il livello era quello...). Finalmente è chiaro il grande valore di Morissey e Marr, non tanto per le composizioni che possono piacere o no, ma per l'evidente influenza sulle generazioni a venire. Con francesissimo snobismo questo album s'intitola "Gli Smiths è morto" e celebra senza tanti fronzoli il miglior disco (per loro) di questi dieci anni di Les Inrockuptibles. Naturalmente non è vero. "Warehouse..." degli Husker Du, "Daydream nation" dei Sonic Youth, un certo "Nevermind" e, per stare in Europa, vengono in mente al volo Wedding Present e Sugarcubes. Addirittura "The Queen is dead" non è neanche il miglior disco degli Smiths, ma ascoltare "Vicar in tutu", brano alla Therapy? prima che i Therapy? si formassero, o quel divertissment di "Some girls..." che da luce anche ad un gruppo opaco come i Supergrass, fa riflettere ed inevitabilmente sospirare.
"da Jammai nr. 16 - 03/97"

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