FSOL "Dead cities" - Virgin

Il discorso è complesso. Tra gli intellettuali ultimamente si parla spesso di "futuro" anche perché i più sensibili fra di voi si saranno resi conto che siamo alla vigilia di una Nuova Rivoluzione Industriale. La teoria più accreditata (quella sbagliata quindi...) narra di un'era in cui non esisteranno insediamenti fissi, ma solo persone in continuo movimento ed in continuo contatto tramite la ormai nota "rete delle reti". Niente di più stupido. La gente si muoverà sempre meno, le case saranno sempre più piccole, ma più numerose. Le città saranno silenziose cattedrali di cemento popolate solo da zombies/paria, esclusi dalla nuova classe dominante informatizzata. Non sarà una catastrofe, ma cambierà soltanto il modo di gestire quelli che fino ad oggi venivano chiamati "contatti umani". Niente più posto di lavoro normalmente inteso o borse della spesa o domeniche allo stadio. Le città saranno troppo grandi e scomode da attraversare, tramite il satellite invece avremo tutto il mondo in mano. "Dead cities" è tutto questo. I Future Sounds of London che hanno già celebrato la morte del concerto rock classicamente inteso (finalmente! Pennello è ora che ti trovi un posto da vigile urbano!) ora fanno toccare con mano la vita sociale prossima ventura. Non è fantascienza, solo un leggero anticipo; Cobain, un cognome che porta bene alla genìa musicale, e Dougans infatti, vogliono cambiare nome alla band. Giusta scelta perché questo non è il Suono del Futuro, ma del presente e non vive di sola Londra. "Dead Cities" è qualcosa di più di "disco dell'anno" e, se è vero che in futuro (sempre lui...) Liz Frazer sarà della partita, la distanza con "l'altra musica" diventerà siderale.
"da Jammai nr. 15 - 01/97"

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